Welfare

La riforma si fa in quattro

Assistenza sanitaria in gestione alle regioni,incentivi per imprese e cooperative che assumono detenuti,un nuovo regolamento e rivoluzione dell'amministrazione penitenziaria.

di Gabriella Meroni

La scorsa settimana l?onorevole Franco Corleone ha letto l?inchiesta di ?Vita? sulle carceri italiane con un occhio molto attento. E ha accettato di rispondere alle nostre domande reagendo ai contenuti di quel viaggio nel pianeta carcere. Tocca a lui infatti, da qulche mese, occuparsi dei detenuti in qualità di sottosegretario al ministero di Grazia e Giustizia con delega all?ammministrazione penitenziaria. Per un garantista della sua pasta, un compito insieme facile e difficile. Facile perché le idee chiare su cosa bisogna fare non gli mancano. E difficile perché il clima che si respira in Italia in questo periodo non è certo favorevole alle iniziative di umanizzazione del carcere. Sente anche lei la tentazione del giustizialismo, onorevole Corleone?No. Sento che è più difficile affermare alcuni concetti, ad esempio che il carcere deve puntare al reinserimento e non alla punizione, che in carcere ci sono poveracci che hanno bisogno di tutto, anche delle mutande. Che non è vero che la legge Simeone ha svuotato le carceri, perché ha fatto uscire poche decine di detenuti, e che ci sono persone che scontano mesi e anni di carcere prima del processo e che è demagogico e falso dire che nessuno va più in galera. La salute, la scuola, il lavoro sono compiti che spettano alla società ma anche al carcere. Spesso lo Stato riesce a intercettare alcuni suoi cittadini per la prima volta in un penitenziario. Che volto vogliamo mostrare loro? Questo occorre decidere, altrimenti cediamo al ricatto forcaiolo. Vero è che lo Stato in carcere non ha un volto rassicurante. Nega ad esempio in molti casi uno dei diritti fondamentali dell?uomo, la salute. Qui il nodo da sciogliere è il rapporto tra il Servizio sanitario nazionale e la medicina penitenziaria. A chi dare la prevalenza?È giusto dire che il detenuto deve essere uguale a qualsiasi altro cittadino, ma teniamo presente che spesso un detenuto non può aspettare 20 giorni per un?analisi come succede ai cittadini liberi. Una parte della sanità carceraria, i Sert, è già stata affidata al Servizio sanitario ma i risultati sono deludenti: i Sert non funzionano perché mancano le convenzioni. Sono casi di inadempienza molto gravi su cui interverremo duramente. Un trasferimento tout court al servizio di medicina nazionale dunque non è possibile. Una strada praticabile sarebbe affidare la gestione di alcuni servizi alle regioni come ha fatto la Lombardia, che ha destinato 9 miliardi alle Asl per potenziare il servizio per i tossicodipendenti carcerati. Cosa si può fare per dare ai detenuti al possibilità di una lavoro vero?Due interventi. Primo, sbloccare la legge Smuraglia ferma in Senato che prevede agevolazioni contributive e previdenziali per le imprese pubbliche e private e le cooperative che assumono detenuti. Secondo, abbiamo deciso di avviare i detenuti verso i lavori socialmente utili nel campo ambientale e in quello del riciclo dei rifiuti. Ma cosa si può fare subito? Una riforma a cui tengo molto, quella del regolamento di esecuzione, il vecchissimo codice che regola alcuni aspetti del pianeta carcere ma che sono importantissimi. Il direttore del Dap, Margara, ha redatto un testo che cambierà molte cose: metteremo i bagni nelle celle, le cucine ai piani, l?illuminazione delle camere controllata anche dai detenuti, daremo la possibilità alle famiglie di stare insieme a loro qualche ora in più e fuori dal carcere… Il famoso sesso in carcere? Non è un diritto al sesso ma all?affettività, e si tratta comunque di un particolare di questa riforma che parte dalle piccole cose per fare presto, subito, senza aspettare i tempi biblici delle leggi. Anche se conto molto che un?altra proposta di legge del ministro Diliberto venga approvata entro l?estate: la grande riforma dell?amministrazione penitenziaria. Di che cosa si tratta? Il personale delle carceri è in sofferenza da tempo. Demotivato, sottopagato. È ora di definire meglio ruoli, responsabilità e trattamento economico. Uno dei punti di questa riforma sarà il potenziamento del personale educativo e degli psicologi. I progetti non mancano. Ma i detenuti non possono aspettare… Ci siamo dati una scadenza: l?autunno, quando organizzeremo una grande Conferenza nazionale sul carcere, a cui non possiamo presentarci a mani vuote. E parleremo anche di tutta la positività che si muove nelle carceri italiane. I gruppi autorganizzati, i teatri, i giornali: nessuno sa che nei penitenziari ci sono persone che si danno da fare per migliorare le proprie condizioni di vita. Spetta a noi dare loro una mano.


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