La giungla dell’azzardo/1

di Marco Dotti

Azzardo & tasse… tutto semplice? Non proprio. Andiamo con ordine. 

Nel 2011, stando ai dati ufficiali, lo Stato italiano ha incassato dal comparto dell’azzardo 8,5 miliardi di euro. Come ricorda Carlotta Zavattiero, nel suo recente Giochi Sporchi , soltanto un anno dopo il gettito erariale era sceso di un miliardo di euro. Più la gente gioca, più soldi vengono spesi in azzardo, meno lo Stato incassa. Più incassano quegli “intermediari” che, nel sistema-Italia, sono i “concessionari”Una situazione paradossale che, a tutt’oggi, non ha trovato spiegazioni convincenti da parte dell’amministrazione pubblica. 

L’Italia è, infatti, il secondo paese al mondo per diffusione del gioco d’azzardo con un giro d’affari complessivo attualmente stimato tra i 94 e i 98 miliardi di euro annui, mentre nel 1990, a due anni dal passaggio della gestione delle lotterie all’Aams, il giro d’affari si attestava  complessivamente sui  5,1 miliardi di euro annui. Si prevede che, nel 2015, stando così le cose, la raccolta del comparto potrebbe essere compresa tra i 100 e i 140 miliardi di euro.

A fronte di questo progressivo incremento, tra il 2011 e il 2012, stando agli ultimi dati ufficiali a disposizione, lo Stato ha incassato all’incirca il 10% in meno rispetto all’anno precedente. 

Tra il 1999 e il 2009, i giochi hanno fatto incassare in media all’erario il 4% sul totale delle imposte indirette e, in termini assoluti, hanno contribuito alle casse statali con una media di 9,2 miliardi di euro all’anno. (cfr. Simone Sarti e Moris Triventi, “Il gioco d’azzardo. L’iniquità di una ‘tassa volontaria’”, La voce.info).

Va detto che la raccolta  derivante dai giochi è composta da diverse voci: 1) la quota dovuta all’erario; 2) i costi di concessione; 3) i costi di distribuzione; 4) la quota dovuta all’ex Amministazione a autonoma dei Monopoli di Stato (Aams, dal 1 dicembre 2012 incorporata nell’Agenzia delle Dogane, che ha assunto la nuova denominazione di Agenzia delle Dogane e dei Monopoli); 5) il cosiddetto “payout”, ovvero la parte che torna ai giocatori in forma di vincite. 

(Spesso si parla di “fatturato” degli operatori. Va anche qui ricordato che per “fatturato” si intende il ricavo, al netto del  prelievo erariale e del payout).

Importante ricordare allora che il punto di riferimento corretto per rilevare l’incidenza della tassazione è la raccolta netta, non il giro d’affari complessivo.  In base a questa semplice considerazione, osserviamo che nel 2000, su 14 miliardi di euro lo Stato ha ottenuto 4,2 miliardi netti, mentre nel 2011, con 80 miliardi di giro d’affari, la raccolta netta è stata di 18,4 miliardi di euro, di cui 8,7 arrivati all’Erario. In dieci anni, gli italiani hanno moltiplicato per sei il volume di soldi spesi in azzardo, ma l’incasso netto per l’Erario è soltanto raddoppiato. 

Perché? Semplice: perché sui giochi dell’azzardo legale più diffusi il prelievo erariale è inferiore rispetto ai giochi più noti, ma oramai meno “amati” dai giocatori. 

Nel 1988, la gestione delle lotterie nazionali passò alla Aams, sei anni dopo – siamo al 1994 –  alla Aams venne affidata anche quella del lotto e delle cosiddette lotterie istantanee. Nel 2000 si aggiunse il Bingo. In 25 anni il “portafoglio” dei giochi e dell’offerta di gioco si è gonfiato fino a scoppiare: Lotto, 10 e Lotto, SuperEnalotto, Superstar, EuroJackpot, Totocalcio, Win for Life, scommesse sui cavalli, newslot, Vlt, lotterie online… Una giungla a cui, dal 3 dicembre del 2012,  si è aggiunta la giungla dell’on-line con la possibilità di giocare direttamente da smartphone, cellulari,  pc, tablet e televisione.

Giochi come le Vlt (le Videolottery, ossia le slot machine specificamente installate nelle sale gioco, introdotte in Italia nel 2009) sono in grande crescita, ma godono di una tassazione vantaggiosissima per concessionari e esercenti, mentre le  new slot (le slot machine da bar, per capirci, tassate al 12,70%) sono il maggiore contribuente con circa 1,7 miliardi, ma sono in caduta libera, rispetto alle “Vlt”, che riscuotono più attenzione da parte dei “giocatori” e sono meno tassate.  Lotto e le varie Lotterie portano circa 650 milioni al fisco. Il Bingo porta 100 milioni e ancora meno le scommesse sportive, ferme a circa 80 milioni. 

Ma quanto pagano le Vlt? Il prelievo fiscale sugli apparecchi denominati Vlt è del 5% sull’ammontare delle somme giocate, mentre è prevista un’addizionale del 6% sulla parte della vincita che eccede i 500 euro. Per le new slot (quella da bar) il prelievo fiscale è invece del 12,50% sul giocato. Per non parlare dell’azzardo on line che per alcune tipologie di gioco a scommessa è dello 0,6%, mentre sul cosiddetto cash game del poker ha un’aliquota del 20%.

In sostanza, se dal SuperEnalotto, l’Erario incassa il 44,7% delle entrate relative al settore giochi,  da casinò on line e poker cash incassa solo lo 0,6%. Il payout, ossia la quota-vincita dei giocatori, in questo secondo caso è molto alto, ma è bilanciato da probabilità di vittoria molto, molto basse.

Lo Stato incassa sempre meno, i giocatori vincono sempre meno, ma giocano sempre di più. Chi ci guadagna, allora? La risposta è semplice e ognuno può darsela da sé.

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