Quanto è tassato l’azzardo online? Bonanni (Cisl) chiede le cifre, ma nessuno risponde
di Marco Dotti
Il Fatto quotidiano ospita tra i suoi numerosi blogger anche Germano Martucci, «poker player & poker manager» – così si legge nel profilo del blog – «convinto che il poker sia una perfetta metafora della vita».
A muovere le critiche di Martucci sono state le dichiarazioni di Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, che ha indicato una contraddizione lampante, evidente, persino sfrontata: mentre il governo e il Ministero dell’Economia, retto e diretto dal ministro Saccomani e dal viceministro Stefano Fassina, costringe a infinite discussioni per i 300 milioni di euro necessari al finanziamento della cassa integrazione in deroga, lo stesso Ministero tace, quando gli si chiede di produrre un dossier sull’effettivo impatto della tassazione dell’azzardo legale in Italia. Fassina, invece, sappiamo che si è già espresso e il suo “capolavoro” è stato il progetto di condono, miseramente fallito, ai concessionari su un’evasione di 2 miliardi di euro.
Ma torniamo a noi. Perché, si chiedeva molto semplicemente Bonanni, se il settore dell’azzardo produce un fatturato così alto, la tassazione – specie sull’online – è tanto bassa? Si va da uno 0,6% dell’online, al 12,7 delle newslot. Ma il sistema è una giungla, anche se le distorsioni balzano agli occhi di tutti, specie oggi, con un aumento dell’Iva che costa alle famiglie italiane 130 euro in più all’anno.
Su questo, Bonanni chiedeva al governo un «patto sul fisco» che rendesse più equa una tassazione assolutamente squilibrata, ovviamente a tutto vantaggio dei grandi gruppi che fanno business nell’azzardo.
Bonanni solleva una precisa questione: chiede chiarimenti a Saccomanni sul perché s l’azzardo online nel suo complesso goda di un regime fiscale agevolato. Allo stato attuale delle cose risulta che, a fronte di un fatturato elevatissimo (che alcune stime dicono in calo, ma qui potremmo discutere), la tassazione va dallo 0,6% al 20%, calcolati su diversi imponibili.
Con un aumento di qualche punto della tassazione, ha osservato Bonanni, si potrebbero reperire quelle risorse che invece il governo vorrebbe reperire altrove (dalle accise sulla benzina, ad esempio).
Prosegue Bonanni: «Tutte le società sono crollate di fronte a tassazioni ingiuste e irresponsabili .I soldi per rendere il fisco più equo e sostenere i ceti medio-bassi, riducendo la pressione e favorendo l’occupazione, ci sono, bisogna solo avere la volontà di cercarli. A Saccomanni e al governo diciamo: le scelte non sono mai neutre. La tassazione sul gioco d’azzardo è allucinante, perché non tira fuori un dossier su questo?» (Fonte: Rodolfo Ricci, “Le tasse locali mangiano i redditi degli italiani”, Conquiste del Lavoro, 12 novembre 2013).
Che cosa rimprovera Martucci a Bonanni? Gli rimprovera tre cose: 1) dati sbagliati; 2) confusione fra poker online e azzardo legale nel suo complesso (gaming); 3) confusione fra a i soldi giocati e soldi spesi (in sostanza, Bonanni e chi la pensa come lui non considererebbe che il 90% del giocato verrebbe restituito ai giocatori sotto forma di vincite).
Solitamente ai giocatori di poker non piace essere accomunati ai giocatori tout court. Hanno le loro ragioni, ma la questione è delicata: qui non di solo “gioco” parliamo, ma di business. E di un business miliardario.
Martucci conclude il suo pezzo dichiarando: «Se serve un esperto in materia io sono disponibile». La proposta che gli lancio è dunque questa: perché non ci aiuta lui a capire? A me, ad esempio, risulta che il poker in modalità torneo sia tassato al 3% sul denaro puntato all’ingresso, mentre il poker cash sia tassato al 20% ma sulla quota raccolta dal “banco” e non restituita in forma di vincite. Torniamo dunque alla questione del payout… Il 90%, stabilito per legge, a detta di tanti giocatori “non torna”. Siamo sicuri sia effettivamente così? E come calcoliamo le cifre del “rigiocato”? In sostanza le piccole vincite che inducono il giocatore a giocare nuovamente senza incassare? Se Martucci ci aiuta a capire gliene saremo grati.
PS: sulle caratteristiche strutturali del poker siamo d’accordo, accomunarlo a mero azzardo è fuorviante. Siamo però sicuri che, posto in “ambiente” online, il poker sia ancora tale quale lo avevano conosciuto Amarillo Slim o Robert Altman? Anche questo è un argomento da discutere.
@CommunitasBooks
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