Va bene che c’è la lobby dell’alta velocità, va bene che siamo iperconnessi. Ma non siamo ancora superman, ne Wonder Woman e il dono dell’ubiquità non ce lo possiede nemmeno il mago Silvan. Quindi una spiegazione ci deve pur essere, se Deborah Serracchiani, alle ore 17 del 26 novembre scorso era con Putin in quel di Trieste e alle 21 – quindi già “microfonata”, truccata, seduta e preparata – si apprestava alla diretta di Ballarò su Rai 3.
Strano programma, Ballarò, su cui molti amici si sono soffermati → qui, osservando come spesso, sempre più spesso nel programma di Giovanni Floris vi siano ospiti vicini a VeDrò, il think thank di Enrico Letta. Sia come sia, non c’è troppo mistero dietro il volo della Serracchiani: ha preso un passaggio da Enrico Letta. Su un volo di Stato, beninteso.
«Tutto rientra nella prassi», si è giustificata la Serracchiani, «ho seguito quanto previsto di consueto nel Cerimoniale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. All’andata sono stata ospite del presidente Letta, con il quale ho proseguito i colloqui iniziati a Trieste. Che male c’è? Sono soltanto accuse per delegittimare il mio lavoro». Non si chiede, Deborah Serracchiani, se così facendo non stia contribuendo nei stessa a delegittimare non tanto il suo, di lavoro, ma quello di milioni di italiani che ne hanno abbastanza di sentirsi dare dei gonzi ogni volta che pongono una questione seria?
Un bello stile, non c’è che dire. Uno stile nuovo, “diversamente democratico”. Complimenti.
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