Ovviamente, siamo grati al ministro Elsa Fornero di aver voluto spiegare le sue scelte e la sua visione del welfare dalle colonne di Vita, prima che su altri organi di stampa. È positivo il riconoscimento che da lei viene al ruolo del Terzo settore e quindi, di conseguenza, la sottolineatura sull’importanza che il 5 per mille diventi finalmente legge. C’è tuttavia un passaggio cruciale del suo ragionamento che non ci convince: quando dice che l’attenzione al terzo settore potrà essere reale solo in condizioni di ripresa economica. Chiediamo al ministro se non sia il caso di provare a ribaltare la sequenza e a iniziare a concepire la coesione sociale e il welfare come motori dello sviluppo. Che la coesione sociale sia un patrimonio misurabile in termini economici in quanto premessa indispensabile per qualsiasi processo di crescita, è ormai un dato riconosciuto da tutti gli studi economici. Se è vero che un euro investito sul volontariato (fonte International Labour Organization – John Hopkins University) rende 12 volte tanto, forse varrebbe la pena ribaltare le logiche novecentesche. Per fare solo un esempio: ci sono stime attendibili secondo le quali la legge sull’impresa sociale se finalmente sostenuta da agevolazioni fiscali che costerebbero circa 200milioni all’anno, potrebbe generare qualcosa come 50mila imprese e occupazione per 500mila persone con i conseguenti e ben più alti introiti tramite tassazione.
Quanto alla proposta dello “spending review” è logica giusta per quelle imprese profit che hanno sperperato centinaia di migliaia di euro in stock option, o per una pubblica amministrazione che drena risorse economiche disperdendole in infiniti rivoli improduttivi. Quella proposta applicata al non profit non porterebbe grandi margini, anzi nella stragrande maggioranza dei casi il taglio dei costi porterebbe alla paralisi dell’operatività, in una situazione già appesantita dai biblici ritardi dei pagamenti delle Pubbliche amministrazioni.
In questo momento così complicato tutto il paese avrebbe un grandissimo vantaggio se si fosse capaci di un colpo d’ala nei confronti del terzo settore. Colpi d’ala possibili anche a costo zero per lo Stato: come la Riforma del Titolo II del Libro primo del Codice civile. Non c’è neanche da prevedere la spesa di mettere in piedi la commissione perché l’articolato è già stato steso e condiviso da molte parti sociali. A costo zero si libererebbero tante energie e capacità d’iniziativa oggi tenute nel limbo e mortificate, imbrigliate.
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