Politica

L’Imu che uccide il non profit

di Riccardo Bonacina

L’avevamo scritto per tempo, che l’Imu made in Monti sarebbe stata un’ulteriore sciagura per il non profit (qui il post del 28 febbraio scorso). Avevamo scritto: «Augurandoci che il decreto promesso non ingeneri l’ennesimo e costoso pasticcio e auspicando che un più di conoscenza, non solo teorica ma anche giuridica e pratica, eviti di guardare al non profit in maniera assolutamente anacronistica e contraria a qualsiasi approccio di tipo economico e produttivo. Se la mentalità non fosse questa, non potremo che assistere a una sorta di strangolamento progressivo dei soggetti di economia civile nel nostro Paese, e a un immobilismo del Terzo settore produttivo (che si occupi di scuola, cultura, assistenza o ambiente) perché questo sarà il frutto di una visione che non tiene conto del fatto che un’attività non può continuare se non vengono effettuati investimenti.  Che poi questo arrivi dai bocconiani al Goerno sembra un paradosso». Purtroppo, sulla scia di una polemica montata ad arte intorno alle Opere assistenziali della Chiesa e poi sulle fondazioni di origine bancaria, che pure in tutta evidenza si fondavano su dati bugiardi, nessuno ha preso sul serio i nostri allarmi, tanto meno le rappresentaze del Terzo settore più silenti che mai.Ora, arrivati alla vigilia del 18 giugno, data in cui i calcoli dell’Imu devono essere aprontati perche scatta la prima trache di pagamento, arrivano i primi tristissimi riscontri. Ieri, Rodolfo Masto, commissario dell’Istituto dei ciechi di Milano e presidente dell’Associazione regionale lombarda delle Aziende dei Servizi alla persona, presentando il bilancio sociale dell’Istituto dei ciechi, ha restituito in tutta la sua drammatica plasticità l’effetto Imu sul non profit.

Masto ha presentato il conto esatto dell’effetto Imu: “Volete sapere quante risorse l’Imu sottrarrà al non profit? Ecco, per il nostro Istituto dovrebbe pesare circa 400mila euro, ovvero un Ici triplicata, su un bilancio di poco più di 11 milioni. Il Governo non ha capito che se le grandi istituzioni ospedaliere e assistenziali storiche sono sempre riuscite ad aggiornarsi, a migliorarsi, a rimanere in linea con i tempi, è soprattutto grazie ai patrimoni costruiti nei secoli dalla generosità di migliaia di benefattori. È con i proventi patrimoniali che si fanno investimenti, si finanzia la ricerca, si mantiene alto il livello di qualità dei servizi. Senza contare l’ importanza di conservare tali patrimoni, salvaguardando in particolare aree del tessuto agricolo. E non dimentichiamo che le dotazioni edilizie di questi enti, prevalentemente affittate con canone sociale e a categorie svantaggiate, hanno da sempre concorso a risolvere le emergenze abitative della città. Anche le piccole Onlus sono spesso proprietarie di pochi appartamenti, con i cui proventi sostengono – senza alcun finanziamento pubblico – importanti servizi di patronato e assistenza che l’ ente locale non può garantire. È una fitta rete di associazioni, fondazioni, realtà diverse, accomunate da quella volontà e capacità di far fronte ai bisogni dei più deboli che fa parte del Dna di Milano. Chi si confronta ogni giorno con i bisogni delle persone più fragili, percepisce oggi con particolare forza il peso delle difficoltà economiche che gravano su tutti i servizi sociali. Da un lato, infatti, vi è un calo progressivo delle risorse; dall’ altro, un costante aumento della richiesta di servizi, conseguenza dell’ impoverimento diffuso. Uno dei settori che io conosco meglio – quello degli anziani – è toccato inoltre da due fenomeni specifici: l’ allungamento della vita, che prolunga di anni, o decenni, il periodo di prestazione dei servizi; e il carico sanitario sempre più forte di quanti si rivolgono alle strutture geriatriche. Ma le criticità sono in crescita anche in tutta l’ area dell’ handicap, fatto spesso ignorato. Un dato per tutti: i ragazzi in carico all’ Istituto dei ciechi di Milano sono aumentati del 30 per cento in dieci anni, non solo per effetto dei flussi migratori ma anche grazie alla sopravvivenza, consentita dai progressi della medicina, di un numero crescente di bambini prematuri”.

Questa è l’Imu made in Monti, un governo ormai omertoso persino di fronte a uno scippo perpretrato ai danni dei contribuenti nell’atto più sacro e delicato del rapporto tra cittadini e Stato, la dichiarazione dei redditi. Come è noto, per l’anno fiscale 2010 a fronte di un ammontare complessivo del 5 per milla indirizzato dai cittadini al non profit di 463 milioni, il Governo ne ha sottratto ben 80 milioni senza proferire verbo (qui l’ultimo aggiornamento).

Facciamo qualcosa? Alziamo la voce?

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.