Politica

Noi non ci rassegniamo. I Circoli Vita

di Riccardo Bonacina

Dovevo, ai tanti che mi hanno scritto dopo il mio editoriale su Vita di agosto, qualche risposta. Scrivevo “A questo punto arrivati, o ci rassegniamo alle classiche frasi «ce lo chiedono i mercati» e «ce l’impone l’europa» con cui ci vengono comunicate sottrazioni di reddito, di vita e di libertà, oppure ci svegliamo facendo vera comunità sui territori e allacciando reti larghe su social media e web per condividere bisogni e saperi e per costruire nuova socialità e nuova imprenditoria, per tener vive le istanze di cambiamento e il desiderio di senso. Vita esiste per questo. Forse è arrivata l’ora di promuovere dei circoli Vita sui territori, circoli dove i soggetti sociali grandi e piccoli e tutti coloro che non vogliono rassegnarsi trovino occasioni per una ripartenza di pensiero e d’azione. non bisogna stare soli e arretrare sulla difensiva di quel che resta. forza. Facciamo?” (editoriale integrale qui). Provo a dettagliare perciò l’idea in attessa di continuare a dailogare con voi.Un circolo Vita ha una propria struttura, natura giuridica, sede, addetti?

No, un Circolo Vita non ha una propria struttura e, almeno all’inizio, non occorre una particolare natura giuridica. il Circolo Vita è una piattaforma culturale, di servizio e di innovazione a disposizione di persone impegnate e realtà associative già operanti e presenti nei territori.

È un’operazione politica?

Sì, se per operazione politica si intende organizzare e dare contenuti alla voglia di cambiamento. No, se per politica s’intende il recinto partitico. I Circoli Vita nascono anche per sottolineare la necessità dell’autonomia del civile rispetto allo Stato, alla politica partitica e al mercato, e per promuovere e sostanziare tale autonomia. I Circoli Vita nascono per promuovere hub di comunità, ovvero punti di condivisione e di incontro, non solo virtuale ma anche fisico.

Bisogna iscriversi ai circoli Vita?

No, il Circolo Vita non è, al momento, un’associazione ma una piattaforma di contenuti e strumenti riconosciuta come bene comune dai corpi sociali intermedi e a disposizione di tutti. Certo, i Circoli Vita esistono solo perché qualcuno se ne assume la responsabilità in prima persona, condividendone la visione e attivandosi.

Chi fa da riferimento per ogni Circolo Vita?

Quando la rete dei Circoli avrà assunto una buona massa critica, ci saranno da uno a tre referenti per ogni Circolo territoriale. In questa fase di avvio, il referente è chi, sul proprio territorio, si incarica di dar vita e promuovere un Circolo Vita.

Come comunicano i circoli Vita?

Verrà creata una pagina su magazine e sito con l’elenco dei circoli e i referenti dei circoli saranno riconosciuti come autori per le parti “agenda” e “news” del sito. Presso la nostra sede sarà funzionante una segreteria e un indiririzzo mail (circoli.vita@vita.it)

Cosa fa un circolo Vita?

Promuove incontri e dibattiti sui temi della rivista e del sito

Promuove la rivista e i contenuti del sistema Vita

Sottoscrive un protocollo d’intesa aderendo ai principi ispiratori dei circoli e indicando i referenti

Fa sponda sul territorio per almeno 2 campagne d’opinione l’anno (es. stabilizzazione 5 per mille; Servizio civile universale; Riforma del Codice civile titolo II del libro I)

Promuove reti e si spende per aggregare realtà associative e cittadini nutrendo i pensieri e le azioni di chi opera per un cambiamento della nostra società nel senso di uno sviluppo sostenibile della società, dell’economia e dell’ambiente.

Cosa fa Vita per i circoli?

Concede l’uso del logo e marchio Vita per le iniziative sul territorio

Mette a disposizione la strumentazione digitale e cartacea per le campagne di cambiamento

Sostiene gli incontri comunicandoli e anche anche con la presenza di redattori, editorialisti, esperti

Riconosce una percentuale sugli abbonamenti e le copie vendute sul territorio.

Certo occore una condivisione di visione e di principi. Perciò ho provato a definirli così:

Cercando il nostro prossimo. Comunità è oggi una parola che indica ciò che ci manca: la comunità, appunto. Al tempo stesso, però, dicendo comunità diciamo qualcosa a cui aspiriamo, non qualcosa che rimpiangiamo. Assenza di comunità e speranza di comunità: è tra questi due poli che vogliamo ricominciare. Viviamo in una società che ci fa stare insieme, pur restando soli. Una società figlia di un individualismo compiuto dove tanti “io” non fanno un “noi”. La sida della comunità è la sfida di questo noi da ricercare. È la sfida di una ricerca: quella del prossimo, nella molteplicità delle appartenenze. Il prossimo che non è innanzitutto colui che ti è più vicino, o simile o uguale, ma colui che ti è più lontano, l’ altro da te. I Circoli Vita nascono come realtà aperte per tutti soggetti impegnati nella prima e più importante opera pubblica: la costruzione di socialità e la ricostruzione di percorsi di fiducia.

Continuare a cercare per continuare a capire. Raccontando. Il nostro tempo è segnato da uno spaesamento antropologico, da uno smarrimento culturale conseguenza, anche, della complessità della modernizzazione. Vita è nata come la rivista del racconto di questo spaesamento. E ce n’è da raccontare, ricordando il passato e guardando il futuro. Il ricordare ci rimanda alle esperienze concrete di comunità fatte di relazioni di prossimità, di contiguità, di mutualismo tra i diversi, di territorialità: le leghe degli operai e dei contadini, le cooperative di consumo, le scuole popolari, le mutue, le banche cooperative e popolari. Il futuro ci propone i nuovi vicinati caratterizzati dalla dimensione della simultaneità, dal dover essere, contemporaneamente, locali e globali. La società civile italiana nonostante sia così spesso fiaccata e mortificata, qualche volta anche usata come ammortizzatore sociale, continua ad essere uno straordinario giacimento di gratuità e di impegno, incubatore di nuove comunità, appartenenze, identità e di innovazione.

Fare reti e comunità nella libertà. Quando abbiamo iniziato l’esperienza di Vita, ci siamo posti l’obiettivo di raccontare i cambiamenti sociali e animare un dibattito su alcune parole chiave dello sviluppo sociale ed economico del nostro Paese: comunità e territorio, soggetti sociali e sviluppo. Una missione non solo culturale e editoriale. Ma, una missione di assoluta attualità – non solo alla luce della crisi dei sistemi di welfare con la conseguente perdita delle garanzie sociali conquistate nel breve “periodo d’oro “del nostro Paese – che affonda le proprie ragioni nelle caratteristiche stesse che del moderno e nella necessità di lottare contro un’acuta, snervante incertezza che in nome della paura attenta ai legami sociali. Questa incertezza contribuisce in maniera sostanziale a dar forza al processo di individualizzazione, ma rischia di dividere piuttosto che unire, mentre l’idea che esistano interessi e beni comuni stenta a concretizzarsi e diventa sempre più evanescente. Nostra convinzione è che il genere più promettente di unità sia quello che viene conquistato nella libertà. Un’unità tra diversi. Per questa ragione riteniamo che nella libertà si trovi la possibilità di ripartire tenendo assieme le forme e i frammenti di quel “fare” che, in Italia, ha storicamente assunto le forme – uniche in Europa – di un’impresa attenta alla persona, della cooperazione e del mutualismo. Affinché libertà e unità producano legami e senso, occorre conferire maggiore legittimità a quel sapere sociale che in questi anni è emerso nella pratica dei corpi intermedi, accompagnando, rafforzando e diffondendo la piena consapevolezza di quali e quante siano le “buone relazioni” necessarie al nuovo welfare. Un welfare che sia motore per lo sviluppo integrale della persona, attento alla sua cura, complessivamente intesa, dalla salute al lavoro, dall’educazione alla cultura, allo sport.

La sfida della speranza. E’ necessario ripartire dalla società di mezzo. Da quei rapporti di prossimità che svelano ciò che davvero è comune nella vita e nel lavoro delle persone. Rapporti diversi dalle forme che condensano mere rappresentanze di interessi o passioni, forme a cui per lungo siamo stati abituati: dalle rappresentanze sociali, alla forma partito. Dobbiamo al contrario scavare nelle forme vive dell’associazionismo e del volontariato che, a fronte della crisi della rappresentanza e della politica, continua a produrre valori di legame nel cuore stesso di una società che si vorrebbe dell’individualismo compiuto.  Miriamo alla costruzione di un welfare di comunità, facendo rete tra i diversi soggetti sociali disposti ad affrontare l’urgenza e  la sfida imposte dal tempo presente. Vogliamo sperimentare forme di innovazione sociale capaci di sviluppo e di indipendenza, provando a rafforzare ciò che già esiste sul territorio con contaminazioni di pensiero capaci di  mobilitare e tessere relazioni sempre nuove. Ci interessa dialogare con tutti coloro che si ritengono capaci di mettere in gioco la loro ricerca di senso e le loro speranze, con tutti coloro che avvertono quanto siano inadeguati lo spazio della rappresentanza di sé consegnati alla vecchie forme della politica. I Circoli Vita sono pertanto uno spazio per tutti coloro che non si sottraggono alla sfida della speranza, non limitandosi a difendere i residui romantici di un “mondo che non c’è più”. Noi vogliamo guardare avanti, unendo e unendoci con chi fa associazionismo, volontariato, cooperazione sociale, sindacato e rappresentanza dell’intraprendere. Con chi accetta la sfida della speranza .

Sostegno ai corpi sociali intermedi. Difendere e promuovere l’autonomia della dimensione civile non equivale al terzismo rispetto ai due o tre poli del mercato politico. Significa, piuttosto, sentire e condividere l’esigenza di darsi  nuove forme di spazio pubblico. Cercheremo di non avere né la spocchia dei militanti, né la bontà residuale del volontario.  Cercheremo semplicemente di lavorare sulla necessità di dare più consistenza e vivacità alla cultura dei corpi sociali intermedi, troppo spesso prigionieri della loro autoreferenzialità, e che oggi sono messi in discussione, nella loro autonomia e dignità, dalla cultura politica, sia di destra che di sinistra e dall’assetto di questo nostro Stato.

«Più Repubblica e meno Stato». Potremmo, con uno slogan, definire così l’orizzonte politico del nostro impegno. Non si tratta di un aggiornamento di quel che resta di un fortunato slogan di una decina d’anni fa – «Più società e meno Stato» -, slogan poi passato nel frullatutto della politica e dell’antipolitica. Invocare un più di Repubblica (nel letterale senso di ResPubblica), significa dire qualcosa che va oltre il semplice lisciare il pelo alla società, spesso più incivile che civile. Significa chiedere che si riparta da quello spazio pubblico deliberativo disegnato anche dalla nostra Costituzione repubblicana: all’articolo 1, «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» e all’articolo 2, «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». Uno spazio pubblico che la revisione costituzionale del 2001 sulla Parte II della Costituzione ha rilanciato all’articolo 118: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà». Uno spazio riconosciuto anche nella Carta sui diritti fondamentali dell’Unione europea all’art. 12 (libertà di associazione) e all’art. 28 (diritto di negoziazione e di azioni collettive).

Lo spazio pubblico dei beni comuni. I Circoli Vita sono uno spazio pubblico in cui sia possibile il dialogo sui beni comuni che vogliamo contribuire a ridefinire ed a ripopolare con nuove forme di comunità e nuove pratiche di speranza. A partire da un primario e fondamentale bene comune com’è quello di una Piattaforma di informazione viva e indipendente e di cultura a sostegno dei soggetti sociali. I Circoli Vita nascono proprio da chi condivide questo primario bisogno ed esigenza.

Fatemi sapere a r.bonacina@vita.it o all’apposita mail circoli.vita@vita.it

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