Ieri sera, anche sull’onda della preoccupazione per i risultati delle Regionali sicialiane dove oltre il 52% non ha votato (Crocetta che ha vinto è espressione di meno del 15% dell’elettorato), ho deciso di andare al Teatro Dal Verme di Milano, dove il camper di Matteo Renzi si fermava per la sua 96° tappa (su 100, infatti il tour si chiude oggi con le tappe a Urbino, Ancona e Cesena dopo una quarantina di giorni, circa 20mila chilometri e oltre 100mila euro raccolti).
Dopo averlo incontrato in redazione, il 18 ottobre scorso, insieme a una quaratina di presidenti e direttori di grandi organizzazioni non profit (qui un momento dell’incontro che Renzi aveva chiesto per ascoltare e capire), ero giornalisticamente curioso di partecipare ad una delle tappe del suo tour e di verificare di persona i segreti del format su cui tanto si è favoleggiato e che riempie teatri e piazze (anche ieri sera, 2000 dentro il Teatro e qualche centinaio fuori).
Punto primo. Ebbene, diciamolo subito, la prima evidenza di ieri sera è che il format della campagna per le primarie di Matteo Renzi è Renzi stesso. La sua capacità di narrazione, di affrontare i temi veri della vita di questo Paese, senza menar fendenti a nessuno (davvero a nessuno, neppure a D’Alema), senza retoriche e uso di slogan per attirare applausi, ragionando semplicemente sui temi. Altro che spin doctor, o format televisivi alla Giorgio Gori. Ieri sera Renzi ha parlato per quasi 2 ore a braccio e su un tema approntato nell’occasione, Milano, “Cosa mi insegna Milano”. In quasi 2 ore, Renzi si è concesso due sole slide (quella del rendiconto della raccolta fondi, e quella con partecipanti alle primarie Pd del 2008 per sottolineare i vari “premi di consolazione distribuiti” allora, premio che Renzi promette di non chiedere), e un video di 30 secondi con uno spezzone di Cetto Laqualunque per dire che la battaglia contro l’evasione non la si può fare a colpi di scontrini e basta (che ci vuole, ovviamente), ma con un nuovo patto Stato e cittadini.
Punto due. Mi ha destato una certa sorpresa ed emozione sentire che tra qualità di Milano Renzi ha messo al primo posto il suo essere capitale del volontariato e dell’economia sociale, da cui l’affermazione “Non possiamo non ripartire che da quello che i cittadini mettono in campo senza oneri per lo Stato. La loro capacità donativa, associativa, l’autorganizzarsi per rispondere ai bisogni loro e degli altri. Dobbiamo almeno non intralciare questo, dobbiamo favorirlo. per esempio stabilizzando il 5 per mille rendendolo un quadro certo ed efficiente. Dobbiamo puntare a un servizio civile europeo e obbligatorio che sia una vera leva civica che aiuti il nascere degli Stati Uniti d’Europa”. A chi iera sera (avendo Renzi citato VITA e salutato) e stamattina mi ha chiesto se il mio era un endorsment per Renzi, ho risposto (e rispondo qui) che è vero piuttosto il contrario, che è Renzi ad aver fatto endorsement (già nell’incontro in redazione e alla Leopolda un anno fa) con i temi che più ci stanno a cuore, a noi e alle organizzazioni che raccontiamo e che coinvolgono 5 milioni di italiano ed erogano servizi ad almeno 7 milioni. So che non è facile farlo e perciò non posso che apprezzare che uno dei pochi portatori sani di politica in circolazione parta proprio da qui.
Punto tre. L’ho già accennato, ma è stata impressionante la voglia di ragionare di cose e di problemi oltre i pre-giudizi (di economia, cultura, scuola, semplificazione etc.). Il suo non è stato un comizio ma una proposizione di cose da fare e da cambiare. Altro che volgarità! Non mi era mai capitato di sentire un politico parlare per quasi due ore senza propinare un insulto o uno sberleffo a un avversario. Da non credere. Chiunque di voi senta in questi giorni gli avversari dentro e fuori il Pd, spesso racorosi, irosi, potrà farsi un’idea.
Un amico ieri sera mi ha scritto questo sms “Oltre a Pisapia e Boeri sei stato l’unico milanese vivente ad essere stato citato. Ma cosa gli hai fatto?”. Gli ho risposto “Non avendo né posti né voti da vendere penso semplicemente che Renzi essendo un antico lettore di VITA, si sia fatto una giusta idea di società e della sua autonomia, e quindi anche della politica”. Tutto qui. Se vi sembra poco.
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