La vittoria di Barack Obama, cioè di un “meticcio”, nella corsa per la Casa Bianca mi ha fatto venire in mente una pellicola che in Italia è rimasta confinata nel circolo del cosiddetto Cinema Africano. A dire il vero ne ho già parlato su questo blog, ma credo che ogni tanto valga la pena ripetersi. Si tratta di “Africa Paradis” (“Paradiso Africa”) del beninese Sylvestre Amoussou presentato nel febbraio del 2007 al Fespaco (Festival Panafricain du Cinéma et de la télévision de Ouagadougou), la biennale del cinema africano svoltasi nella capitale burkinabé. Una visione sicuramente fantapolitica, all’eccesso, ma che comunque ha colto il favore della critica. L’Europa è diventata un continente invivibile, lacerato da guerre, disoccupazione e povertà. Un nuovo Medio Evo in cui i bianchi fanno la coda per ottenere il visto per l’Africa, continente ricco e rigoglioso, nel quale le famiglie vivono immerse nel lusso sfrenato, i figli studiano nelle migliori università e fanno carriera. Ma convincere i funzionari afro non è semplice. C’è chi, tra i bianchi, è disposto a pagare per essere traghettato di nascosto nel nuovo paradiso, dove l’immigrazione è rigidamente controllata. Il lungometraggio, presenta un mondo capovolto in un’esilarante parodia-satira dell’oggi che per certi versi ha il sapore della soap e del fotoromanzo. Sta di fatto che questo mondo alla rovescia di Amoussou lancia a modo suo un messaggio positivo, prefigurando nel “meticciato” il futuro dell’umanità. Una concezione del “villaggio globale”, incentrata sulla fraternità universale, dove dritto e rovescio possano avere pari dignità. Per questo occorre vigilare affinché ognuno, in Africa e nel cosiddetto Primo Mondo, si assuma la propria parte di responsabilità. Obama allora, dato che è entrato nella sala dei bottoni del mondo, dove si decidono le sorti dell’umanità, per favore, sia il primo a dare il buon esempio!
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