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Sudan: ridefiniti i confini della regione di Abyei

di Giulio Albanese

Come avevo già preannunciato su questo blog, ieri la Corte permanente d’arbitrato dell’Aja ha ridefinito i confini della regione petrolifera di Abyei nel Sudan centrale, modificando sensibilmente le frontiere. A detta degli osservatori, la spartizione del territorio, ricco di giacimenti petroliferi, sembra abbastanza bilanciata e rispondente alle istanze sia del governo di Khartoum come anche delle autorità della regione autonoma del Sud Sudan, gli ex ribelli dell’Esercito di liberazione popolare (Spla/Mpla). Va ricordato che nel maggio 2008 la città di Abyei era stata l’epicentro di gravi scontri tra gli eserciti del Nord, musulmano e prevalentemente arabo, e quello del Sud, d’estrazione nilotica di religione animista e cristiana. Sul campo, in quella drammatica circostanza persero la vita un centinaio di persone, mentre 50mila sfollati furono costretti ad abbandonare le loro case. Lo spettrodella morte e della desolazione fece subito presagire una possibile riedizione del conflitto che dal 1983 al 2005 aveva contrapposto i due schieramenti. Ieri, finalmente, la notizia della ridefinizione dei confini pare abbia risolto la disputa. Ai sudisti è stata riconosciuta la città di Abyei, alcuni notevoli appezzamenti di terreno fertile circostante, oltre al campo petrolifero di Diffra. Al governo sudanese sono invece stati assegnati ampi spazi , ricchi di idrocarburi, ad oriente, occidente e settentrione rispetto al centro urbano di Abyei; in particolare rimangono saldamente al Nord le basi petrolifere, tanto care ai cinesi, di Heglig e Bambolo. Ambedue le parti hanno dichiarato di aver accettato l’arbitrato della Corte dell’Aja, garantendo che rispetteranno la decisione che è appena stata formalizzata. Una disputa dunque a lieto fine che fa ben sperare in riferimento sia all’organizzazione delle elezioni generali nel Sud Sudan previste nel febbraio 2010 e al successivo referendum per l’autodeterminazione di quei territori, nel gennaio 2011. Naturalmente la prudenza è d’obbligo, considerando soprattutto che la Corte dell’Aja ha emesso un mandato di cattura nei confronti del presidente sudanese Omar Hassan El Bashir, per le sue presunte responsabilità nel conflitto che dal 2003 insanguina il Darfur. C’è anche da considerare che la ridefinizione dei confini della regione di Abyei avvantaggia dal punto di vista petrolifero il Nord musulmano. Dunque bisognerà vedere se nei prossimi mesi questo benefiio “pro-Khartoum” legato al business dell’oro nero non innescherà dei malumori all’interno della compagine sudista. Ecco perché è importante che la diplomazia internazionale tenga alta la guardia. Non v’è dubbio che la migliore garanzia al momento è rappresentata dal mediatore statunitense Scott Gration. Nominato direttamente dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, Gration è fautore di un processo di distensione tra governativi e sudsudanesi.

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