Navigando nella Rete, ho scoperto che, in questi giorni, è stata eletta al Parlamento ugandese una certa Proscovia Alengot Oromait. È una ragazza di soli 19 anni che è diventata la più giovane deputata di tutta l’Africa, avendo ottenuto 11.059 preferenze nella Contea di Usuk. Andrà a sostituire il padre, deceduto all’inizio di quest’anno. La Alengot era in corsa con il National Resistance Movement (Nrm), guidato dal presidente Yoweri Museveni. La rosa di candidati al seggio di Usuk era composta da: Charles Ojok Oleny che ha totalizzato 5.329 voti, Charles Okure del partito FDC (Forum for Democratic Change) con 2.725 voti e Cecilia Anyakoit dell’ UPC (Uganda Peoples Congress) in coda con 554 voti. Il fatto che la neodeputata sia giovane, non ha nulla a che vedere con la sua elezione. Ha vinto perché suo padre era un politico popolare e perché rappresenta una quota significativa dell’elettorato. La giovanissima parlamentare, però non sembra farsi condizionare più di tanto dalle critiche e replica esponendo il suo programma politico: migliorare la rete stradale del Paese, combattere il bracconaggio, innalzare i livelli di scolarizzazione di bambini e ragazzi. Ora, considerando che la nostra classe dirigente impegnata nelle politica, nell’economia e nella pubblica amministrazione ha una età media di 59 anni, la più alta tra tutti i Paesi Europei, l’elezione di Alengot Oromait rappresenta una sorta di provocazione. Tra qualche mese, noi italiani dovremmo andare a votare e indubbiamente sarebbe auspicabile dare spazio ai giovani. Peraltro, questa ragazza ugandese non è l’unica parlamentare con meno di 20 anni: ad esempio, nel 2010, la Svezia ha eletto un 18enne come membro del governo. D’altronde, come diceva Tito Maccio Plauto: “Non aetate verum ingenio apiscitur sapientia”, cioè, “La saggezza non si acquista con l’età, ma grazie all’indole”.
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