Politica

3 marzo 2003, quella puntata di Report

di Franco Bomprezzi

Ho rivisto con una certa emozione una puntata di Report, il noto programma di Raitre curato da Milena Gabanelli, che conteneva un servizio di una giovane e brillante videogiornalista, Chiara Baldassari, purtroppo scomparsa prematuramente. In quel servizio Report metteva a confronto due persone disabili, una a Milano, un’altra a Monaco, che cercavano di raggiungere nel minor tempo possibile la stazione ferroviaria, partendo dalla propria abitazione e usando i mezzi pubblici. La persona disabile di Milano ero io.

Questo è il link per vedere il servizio e leggere il testo trascritto nell’ottimo archivio del sito di Report. Inutile dire che il mio “collega” tedesco arriva assai prima di me a destinazione. Il video è divertente, io mi trovo in situazioni davvero comiche, come quando il servoscala che dovrebbe condurmi dal piano della metropolitana, linea 3, al livello della stazione centrale, si blocca (cosa da me all’epoca ampiamente prevista), costringendo nerboruti dipendenti dell’Atm a sollevarmi a braccia per liberarmi dall’impaccio.

Ho rivisto questo video perché gli amici di Rimini hanno promosso per venerdì pomeriggio un incontro pubblico dal titolo “Italia, paese poco gentile con i disabili”, frase tratta proprio dalle conclusioni di Milena Gabanelli, al termine del servizio, realizzato per “celebrare” il 2003, anno internazionale delle persone disabili, come si ricorderà.

Il punto è che a distanza di quasi sei anni l’unica cosa che è cambiata è la dimensione della mia pancia, fortunatamente assai diminuita, senza contare, in effetti, il taglio della barba. Ma le barriere, i disagi, le considerazioni, sono di una attualità disarmante. Di recente l’azienda di trasporto milanese ha convocato le associazioni delle persone disabili e ha detto che lavorerà fortemente a un piano di abbattimento delle barriere, e ha comunque fornito dati ottimistici sull’accessibilità della metropolitana. A chi ha fatto notare che i servoscala non funzionano mai, è stato risposto che non venivano di fatto conteggiati perché si tratta di congegni da tempo fuori uso, dal punto di vista della manutenzione.

Se questa è la metropoli che si prepara all’Expo del 2015, un’occhiata all’impietoso servizio di Report potrebbe aiutare. L’unica soluzione decente, si sa, è quella degli ascensori, come dimostra il collega di Monaco di Baviera, che si sposta, nonostante l’inverno, in scioltezza usando una ciclo-carrozzina assai più ingombrante della mia. 

Forse in questi sei anni ci siamo battuti, giustamente, soprattutto per i diritti immateriali, per i diritti delle persone in situazione di gravità, per i diritti delle persone con disabilità intellettiva e relazionale, immaginando che il tema delle barriere architettoniche, oltre che indigesto, appariva superato e obsoleto.

Così non è, purtroppo. E il perdurare delle barriere architettoniche ha come conseguenza pratica il fatto che centinaia, o migliaia, di persone a mobilità ridotta dell’area metropolitana milanese non utilizzano quasi mai i mezzi pubblici, e molti fra loro escono assai poco di casa, e dunque la percezione della disabilità, fra la gente, è assai bassa.

Questa invisibilità costante nel tempo è uno dei fattori che rendono eternamente insoluto il tema delle pari opportunità di vita per le persone con disabilità motoria o sensoriale, figurarsi se poi esistono pari opportunità per chi ha disabilità di altro genere. 

Essendo un inguaribile ottimista, oltretutto Cavaliere della Repubblica voluto dal criticatissimo Napolitano, non mi sono sottratto a questa richiesta di testimonianza a Rimini, anzi, sabato mattina parlerò ai giovani di un istituto tecnico per geometri. Come dicono tutti i presidenti della Repubblica, la speranza è infatti riposta nei giovani…

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