Politica

Iran, vogliamo un mondo migliore?

di Franco Bomprezzi

“All we want is a better world”: tutto ciò che vogliamo è un mondo migliore. Così si legge in uno dei blog più letti dal popolo della rete che si interessa della tragedia iraniana, “Revolutionary road”, andate a vederlo all’indirizzo http://shooresh1917.blogspot.com/ . Troverete anche il dramma di Neda, la ragazza simbolo del movimento che continua a battersi contro il regime di Ahmadinejad. Lei è morta mentre manifestava pacificamente, uccisa in diretta, e il suo corpo steso sull’asfalto è ripreso con un video amatoriale che fa il giro del mondo. Migliaia di giovani rischiano la vita e si battono per qualcosa che in Iran non esiste: il rispetto dei diritti umani. Una sfida che va assai oltre la questione dei brogli elettorali. E’ lo scontro in campo aperto con il dittatore che tutti ritengono pericoloso per il mondo.

Eppure noi restiamo quasi completamente freddi, anestetizzati, incapaci perfino di emozionarci di fronte a quei frammenti concitati di filmati televisivi traballanti ma autentici, che ci portano ogni giorno nel cuore di Teheran. Che cosa succede agli italiani? Eppure abbiamo riempito le sale cinematografiche per commuoverci e ridere guardando Persepolis, magnifico film d’animazione, meno di due anni fa. Eppure abbiamo ospitato nei decenni scorsi gli esuli iraniani che abbandonavano a malincuore il loro Paese dopo l’avvento degli ajatollah. Eppure una volta scendevamo in piazza per molto meno, esprimevano solidarietà per cause talvolta dubbie o molto ideologiche. Oggi l’Iran ci riguarda e forse ci guarda: se quei ragazzi vincono davvero possiamo sperare in un “mondo migliore”. Se saranno sopraffatti sarà colpa anche del nostro cinico silenzio.

Proviamo, almeno, a reagire.

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