Politica

Ho fatto un sogno

di Franco Bomprezzi

Ho fatto un sogno. Ero su un palco altissimo, che dominava una platea oceanica di gente di ogni ceto e di ogni età. Un palco al quale accedevo da solo, sulla mia sedia a rotelle, utilizzando un elevatore già previsto nella progettazione dell’auditorium. C’era una grande attesa per il mio intervento, ero il Candidato a Rotelle alla carica di Segretario del più grande partito occidentale di opposizione democratica.

Mi ero iscritto il giorno prima, pagando la tessera in tabaccheria. Una tessera “gratta e vinci” che se uno vince può candidarsi automaticamente alla segreteria del partito. Ho grattato e ho vinto. E mi sono detto: perché no?

E dunque ero lì, sorpresa dell’ultima ora, ma io ben sapevo di poter attingere ad anni e anni di osservazione della politica da indipendente, sapevo quali corde toccare, quali argomenti sfiorare, quali tralasciare astutamente.

Tutti mi guardavano con curiosità e interesse. Era sceso il silenzio, le bandiere erano ferme, la musica era cessata. Dovevo finalmente parlare. E dissi: “Cari amici, è bello poter partecipare a questa festa della democrazia, dove anche l’ultimo arrivato può candidarsi alla massima carica del partito. Ho vinto questo concorso singolare e dunque approfitto per parlare a tutti voi, ma state tranquilli, non voglio fare il segretario. Penso che un partito sia una cosa seria, che occorra un duro lavoro, una precisa competenza, una storia personale, per poter guidare l’opposizione, e io non sono davvero in grado di competere con i vostri leader. Però vi dico: c’è tanta gente là fuori che vorrebbe fidarsi del vostro partito, vorrebbe forse anche partecipare ma è spaventata dai litigi, dall’evanescenza di alcuni discorsi, dalla distanza che avete messo fra la vostra azione politica e la realtà di tutti i giorni. Non inseguite i sondaggi o chi grida più forte, se potete. Provate ad avvicinare le persone che lavorano in silenzio, quelle che soffrono, quelle che vedono negati i diritti di cittadinanza tutti i giorni, e che a volte sembrano invisibili. Provate a rileggere i principi della nostra Costituzione, provate ad ascoltare, prima di parlare. Siete tutti simpatici, e non saprei chi scegliere come segretario, ma l’importante non è essere simpatici, quanto piuttosto sapersi caricare sulle spalle un passato pieno di vittorie (poche) e di sconfitte (tante) guardando al futuro con fiducia, con speranza, con realismo. Insomma, vi prego, fateci sognare”.

Mi fermai un attimo, e sentii un applauso prima sommesso poi forte e insistito provenire da ogni angolo dell’auditorium. I leader sul palco venivano a turno a stringermi la mano. Un trionfo. Allora mi allontanai dal palco, ripresi l’elevatore e tornai in basso, dove un gruppo di giovani mi aspettava per complimentarsi.

A questo punto mi svegliai. Era un sogno, naturalmente.


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