Politica

Le parole giuste

di Franco Bomprezzi

Mercoledì 14 parteciperò a Torino a un seminario di formazione dedicato ai giornalisti e agli aspiranti giornalisti, promosso dalla fondazione CRT in collaborazione con il Segretariato sociale Rai, il Master in giornalismo dell’università di Torino, l’agenzia Redattore Sociale e il portale SuperAbile. Il tema è intrigante: “La disabilità dell’informazione”. Ovvero gli altri relatori e io cercheremo di fare il punto su quello che manca per una corretta e competente informazione giornalistica sulla disabilità.

Questo argomento ogni tanto riappare, e mi vede sempre impegnato a spiegare, con pazienza, per fare solo un esempio, che “costretto su una sedia a rotelle” è un pessimo luogo comune, profondamente sbagliato, perché in realtà la sedia a rotelle “libera” e permette il movimento di chi altrimenti rimarrebbe immobile, come me.

Naturalmente la questione è assai complessa, e riguarda soprattutto il dis-valore che si lega sempre ai termini riguardanti la condizione di disabilità, e perciò le parole si logorano, perdono efficacia, diventano inutilizzabili nel giro di pochi anni, come è accaduto ad “handicappato” o “portatore di handicap”, giusto per citare altre due parole usatissime (per la verità ancora adesso).

Bene che ad ascoltare ci siano un po’ di studenti di giornalismo, se avranno voglia di ascoltare con curiosità, ciò che appartiene a un mondo ricco di cultura e di competenze, assai poco note perché quasi mai cercate dai media, che preferiscono la scorciatoia del pietismo, del sensazionalismo, della storia umana, con relativa denuncia sociale più che scontata.

Pochissime e di nicchia le inchieste degne di questo nome, nessuna competenza professionale nei media generalisti, se non con rarissime eccezioni. Tutto questo è già ampiamente noto. Ma quello che è peggio è che ultimamente la rissosità del linguaggio politico ha tracimato involgarendo e usando sempre più spesso insulti che si riferiscono all’aspetto fisico. L’ultimo in ordine di tempo è quello di Silvio Berlusconi rivolto a Rosi Bindi (“più bella che intelligente” dove è evidente la convinzione che la combattiva leader del Pd non sia particolarmente attraente). Ma prima di questa improvvida uscita abbondano i riferimenti al “nano” Brunetta, e addirittura Beppe Grillo ripete sarcastico lo “psiconano” riferendosi a Berlusconi. A nessuno passa per la testa che un uso insultante di questi riferimenti fisici può ferire, per davvero, non i destinatari politici, che hanno la pelle assai spessa, ma chi effettivamente vive un deficit così stigmatizzante.

Perciò la prima cosa da fare sarebbe un serio esame di coscienza da parte di chi ogni giorno vive di parole al vento, di parole come pietre, sempre più urlate, sempre peggiori. Lasciate perdere la fisicità, la bellezza, l’handicap. Se proprio dovete insultare limitatevi alla sostanza, colpite duro ma lealmente. La disabilità non c’entra.


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