La tibia fratturata mi ha salvato da ulteriori arrabbiature. Non ho neppure dovuto mettermi alla prova per uscire e circolare nelle strade di Milano, metropoli europea folgorata dalla prima nevicata di stagione. La neve non è una questione ideologica ma pratica. Affannarsi a dire che tutto è sotto controllo, come stanno facendo, ad esempio, gli assessori milanesi e, a livello nazionale, l’amministratore delle ferrovie, appare francamente patetico. Ho la sensazione che siamo entrati in una fase nella quale, per assicurare un “clima” migliore (ironia involontaria della parola!) non si possano più neppure esporre delle critiche di buon senso.
Lo scadimento dei servizi pubblici di trasporto, e della mobilità in generale, è sotto gli occhi di tutti, e riguarda città governate dal centrodestra o dal centrosinistra, in modo bipartisan. Il problema, ovviamente, è la mancanza di risorse, una crisi costantemente negata a livello ufficiale, esiste invece e batte duramente sulle casse degli enti locali.
La mia riflessione è che lo scadimento dei servizi funziona come una pressa sociale, spingendo verso il basso, schiacciando i più deboli e i meno garantiti. Il meccanismo è semplice nella sua evidenza: se gli autobus non funzionano per le persone che camminano agilmente, figurarsi se esistono servizi adeguati per le persone disabili. Se gli aerei sono in ritardo o non partono, se chi va in treno viene consigliato di fornirsi di maglioni, panini e acqua minerale, è facile immaginare quale sia il livello di servizio, oggi, a disposizione di chi deve programmare per tempo un viaggio, prenotando i servizi di assistenza, come tocca alle persone in sedia a rotelle.
Leggo che a Roma una studentessa disabile dovrà pagare il viaggio anche alla sua assistente personale se vorrà andare a Berlino, nel marzo prossimo, con la gita scolastica dei suoi compagni di classe. Una discriminazione evidente, indecente, indecorosa, eppure accettata come sacrificio inevitabile, e già si pensa a una colletta.
Leggo da Lamezia Terme che per viaggiare in treno, in sedia a rotelle, d’ora in poi si dovrà prenotare l’assistenza in stazione con due giorni di anticipo “perché così dicono le nuove norme europee” (spiegazione ridicola, perché le circolari europee indicano ovviamente il termine massimo di prenotazione, tenendo conto della diversa situazione delle reti ferroviarie nei 27 paesi aderenti…).
Sperimento personalmente, pochi giorni fa, l’impossibilità di utilizzare di sera il servizio di radiobus dell’Atm, sbandierato come un fiore all’occhiello dell’azienda, e devo ricorrere ai pulmini privati, ovviamente con un costo assai diverso.
Ecco tre piccoli esempi di che cosa intendo per “effetto pressa” dello scadimento dei servizi pubblici. Forse è il momento, ad anno nuovo, per alzare un po’ la testa e protestare con fermezza ed educazione. Non c’è bisogno di tirare il Duomo di Milano in faccia a nessuno, ma questo non significa che tutto vada bene. Non è così.
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