Si chiamava He Pingping — proveniva dalla Mongolia — ma per tutti era semplicemente Pingping, l’uomo più basso al mondo, solo 74 centimetri di altezza. E’ morto a Roma, per un improvviso malore, mentre registrava una puntata del programma “Lo show dei record” condotto da Barbara D’Urso. Aveva solo 22 anni, anche se la sua età era indefinibile, come spesso accade quando le persone escono clamorosamente dalla cosiddetta normalità. Ne hanno parlato i giornali e i telegiornali, ne scrive il web in tutto il mondo. Io ho atteso qualche giorno, perché in fondo, in qualche modo, Pingping mi riguarda.
Lui, come me, era affetto dagli esiti dell’osteogenesi imperfetta, malattia congenita che rende le ossa fragili e impedisce la crescita normale. Lui più di me, molto più di me. Io meno di altri, ma anche più di altri. Non c’è una persona con osteogenesi imperfetta uguale all’altra. Siamo tutti diversi, accomunati da questo segreto del Dna, gioco bizzarro del destino. Un gioco che quasi sempre lascia intatto il cervello (anche se nel mio caso non si direbbe…), ma si diverte a scomporre e ricomporre l’organismo inseguendo geometrie improbabili e del tutto singolari.
Ne scrivo oggi perché penso che Pingping, a modo suo, ha contribuito a far capire che si può essere allegri, si può scherzare, si può vivere al meglio anche essendo di fatto uno scherzo della natura, un imbroglio dei geni, un trucco senza appello.. Fumava tantissimo, racconta Barbara D’Urso, ed era sempre allegro. Bene, aveva capito tutto. Aveva capito che comunque la vita è questa, e se ti tocca in questo modo, e con questa apparente crudeltà, bisogna farsene una ragione e trasformare la disabilità in risorsa.
Non mi pare che si sia comportato come un fenomeno da circo, tenendo conto che veniva dalla Cina, dove non si può certo dire che ancora la disabilità sia trattata in modo normale, rispettoso della Convenzione Onu (anche se molto sta cambiando). Ha capito che poteva lanciare messaggi fortissimi, come l’abbinata fra lui e l’uomo più alto del mondo…
Certo le sue apparizioni televisive sono state al limite del grottesco, ma è difficile immaginare qualcosa di molto diverso, e comunque per lui questa era la vita, la celebrità, la pienezza della sua (breve) esistenza.
L’Osteogenesi Imperfetta non ti consente la mediocrità, perché lo sguardo degli altri è sempre su di te, sei in vetrina e non puoi sottrarti al gioco, devi interpretare una parte, svolgere un compito, essere sempre all’altezza della situazione.
Lo dico senza presunzione, anzi. Penso che io sono particolarmente fortunato perchè le ossa fragili non mi hanno impedito una vita ricca di soddisfazioni e di relazioni normali. Ma so anche che ogni mia azione, pubblica e spesso pure privata, può essere letta e seguita da altre persone con la mia stessa patologia di base, per trarne spunto di coraggio o di sofferenza. Esiste fra di noi, siamo pochi, siamo rari (uno ogni 25 mila nati vivi) una solidarietà forte, una sintonia intellettuale e umana sorprendente. Più o meno alti, più o meno fragili, ma tutti e tutte assolutamente vivi.
Per questo ricorderemo Pingping come un amico allegro, non come un malato, tanto meno come una curiosità da Guinness.
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