Ora ho capito. Ed è terribile. Ci ha pensato la Fish, Federazione italiana per il superamento dell’handicap, a trascrivere le dichiarazioni del ministro dell’Economia, in conferenza stampa di presentazione della manovra economica del Governo, a proposito delle misure previste per contenere la spesa relativa alle pensioni di invalidità. Potete leggere nel portale Superando.it il testo integrale. Un testo agghiacciante, per pochezza culturale, ciarpame intellettuale, abuso di luoghi comuni, evidente totale ignoranza della questione di cui ha parlato peraltro a lungo. Sorge il dubbio, sinceramente, che su altri temi, dei quali sono meno competente, il livello di pressappochismo sia almeno analogo, e se così fosse, gli italiani dovrebbero seriamente preoccuparsi e porsi la famosa e famigerata domanda: “In che mani siamo?”.
Il Nostro infatti dichiara: «Sulle Regioni la riduzione è abbastanza consistente. Ma non insostenibile. Si parla di 4, 4.5 miliardi. Beh, lì cosa c’è dietro? Uno dei fenomeni che vi fanno capire perché questo continente e il nostro Paese deve cambiare: le pensioni di invalidità. Questo è un Paese che ha 2 milioni e 7 di invalidi. Su 60 milioni di abitanti, escludendo i giovani e le persone che per definizione non sono così invalidi (salvo incidenti). 2.7 milioni di invalidi pone la questione se un Paese così può essere ancora competitivo». Dunque le persone disabili rendono il nostro Paese non competitivo! Che vergogna.
E sempre il Nostro aggiunge:«L’altra cosa impressionante: non è che abbiamo 2.7 milioni di invalidi, ma che il costo delle pensioni di invalidità è salito a 16 miliardi. Un punto di PIL ogni anno vanno agli invalidi…». La Fish giustamente annota: “L’Italia per l’invalidità (comprese le pensioni di reversibilità) spende l’1,5% del proprio PIL. La Germania spende il 2%, la Francia l’1,8, il Portogallo il2,3, la Polonia l’1,7, il Regno Unito il 2,4. La media nell’Europa dei 15 è il 2,1%. Spendono meno dell’Italia la Grecia, la Bulgaria, l’Estonia e la Romania (Fonte: “Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese – 2009”, a cura del Ministero dell’Economia – Volume I, pp. 72-73). Sempre secondo elaborazioni del Ministero dell’Economia, l‘evasione fiscale incide per il 22% del PIL…”.
Il Nostro insiste, persevera, peggiora, aggiunge:«Chessò: il fischio all’orecchio è una causa di invalidità; è molto fastidioso, ma che debba essere causa di pensione di invalidità come se fossi davvero invalido magari è troppo». E la Fish precisa, a norma di legge: “Gli “acufeni permanenti o subcontinui di forte intensità e insorti da più di tre anni” – sintomo più assimilabile al “fischio all’orecchio” – sono effettivamente previsti come invalidanti dal già citato Decreto del Ministero della Sanità del 5 febbraio 1992. Viene prevista una percentuale fissa di invalidità pari al 2%. Il minimo per essere considerati invalidi è il 33%. Il minimo per avere diritto ad un assegno è il 74%”.
Mi fermo qui perché la mia indignazione è a livelli altissimi, e il mio scoraggiamento si muove in proporzione. Ormai è tutto chiaro: il pregiudizio culturale di un economista del tutto ignorante sul tema dell’invalidità e delle leggi vigenti sta smantellando una delle poche zone condivise di tutela delle fasce deboli della popolazione. E lo fa nel silenzio assordante dei media. E lo fa anzi con il consenso dei giornalisti economici altrettanto ignoranti e conniventi.
E tutto questo avviene in un Paese civile che ha da poco approvato la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. E il ministro Tremonti è di fatto il presidente del Consiglio in carica di questo governo, con l’avallo e l’appoggio di tutti coloro che contano, non solo nel partito di appartenenza.
E le sue dichiarazioni offensive e volgari nei confronti delle persone e delle famiglie con disabilità non vengono riportate se non da un comunicato della Fish, opportunamente corredato di annotazioni giuridiche ineccepibili.
Per me la misura è davvero colma, e temo per quelle famiglie che si troveranno senza alcuna protezione sociale, in un autunno che si annuncia ben peggiore di qualsiasi previsione. Consiglio a tutti la lettura di queste dichiarazioni. E spero che ci sia una riflessione critica, un pensiero democratico attivo, insomma quella che una volta si chiamava reazione civile.
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