Dunque ci siamo riusciti. L’Italia ce l’ha fatta a non entrare nel Comitato delle Nazioni Unite per il monitoraggio della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità come spiega bene la Fish, in modo molto educato, nel suo nuovo sito www.fishonlus.it . Abbiamo così risparmiato un sacco di soldi. Biglietti d’aereo per New York per un nostro membro, che magari aveva bisogno anche di un accompagnatore. E poi le riunioni in giro per il mondo, ma scherziamo? Non sono tempi di vacche grasse, tanto meglio starsene a casa, e ridurre la spesa per le pensioni di invalidità e per gli assegni di accompagnamento. Il Comitato Onu è stato allargato da 12 a 18 membri, aspettavamo questa riunione di settembre, pensando che tutto il lavoro fatto per ratificare la Convenzione Onu anche in Italia, facendola diventare legge dello Stato, fosse la premessa per mettere anche il nostro Paese in prima linea nella lotta per l’affermazione dei diritti di cittadinanza dei disabili di tutto il mondo. Anche perché – a dire il vero – qualcosa da dire ce l’abbiamo, con trent’anni più o meno di leggi “illuminate” e di lavoro delle associazioni. E non ci mancavano neppure le persone da candidare. Qui non faccio i nomi, perché è inutile. Ma ricordo la foto con Giampiero Griffo accanto all’allora ministro Ferrero, nel momento della firma della Convenzione Onu a New York. E so bene che Griffo e altri hanno partecipato attivamente alla stesura del testo della Convenzione.
Pazienza, peccato, sarà stata una dimenticanza, vero? D’altra parte quando il Governo è così impegnato sui problemi del Paese, si capisce: poverini, come fanno a occuparsi anche di una quisquilia come questa? Che sarà mai un Comitato dell’Onu?
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