Succede a Villa Carcina, comune del bresciano. Una lista civica del posto, di sinistra, che si chiama LiberaMente, ha la bella idea di segnalare un buon numero di barriere architettoniche nel centro abitato. In modo originale e direi simpatico hanno segnato con il simbolo internazionale delle persone disabili (il famoso pittogramma della sedia a rotelle) sbarrato da una striscia trasversale rossa (il classico segnale di divieto) ventisette punti critici, laddove appare evidente che il Comune in questione, come tanti altri comuni piccoli e grandi, è del tutto inadempiente rispetto alla realizzazione di una piena accessibilità per tutti.
Qual è la risposta del Comune? Una multa, cui si aggiunge la richiesta perentoria di cancellare immediatamente i simboli incriminati (realizzati peraltro con vernice idrosolubile). Il tutto potrebbe apparire una banale bega politica di paese (la lista di sinistra accusava la maggioranza leghista di aver speso seimila euro per illuminare l’albero di Natale dopo aver ridotto in bilancio per una quota più o meno analoga l’impegno per superare le barriere). Ora il gruppo di pericolosi difensori dei disabili di Villa Carcina ha deciso di rispondere all’ingiunzione comunale con un’altra pensata originale: conferenza stampa, domenica mattina, davanti al municipio, con tanto di spazzettoni e secchi, per andare a cancellare gli orrendi simboli…
E’ un episodio in parte pittoresco, e spero sinceramente che alla fine si trovi, sul posto, dove immagino si conoscano tutti da sempre, maggioranza e opposizione, il modo di condividere, per il futuro, l’obiettivo civile di risolvere in modo serio il problema reale, che resta quello delle barriere architettoniche, piccole e grandi, che impediscono la mobilità non solo di chi si muove in sedia a rotelle, ma anche degli anziani, delle mamme con i passeggini, di tutti coloro che si muovono a fatica.
Resta però degno di nota che il tema delle barriere architettoniche, nell’anno di grazia 2012, sia ancora quasi in testa all’agenda delle grandi incompiute del nostro Paese. In anni nei quali le risorse finanziarie, anche per gli enti locali, c’erano e non scarseggiavano, poco si è fatto, e spesso pure male. Adesso si trova immediatamente la giustificazione della mancanza di fondi, e quindi questa non è più una priorità, anzi un obbligo sancito dalla legge ormai da tempo quasi immemorabile.
Sarebbe bello che l’iniziativa, originale e per certi versi allegra e divertente, di Villa Carcina, contagiasse anche tanti altri comuni del nostro Paese, perché la segnalazione degli ostacoli e delle barriere è comunque la premessa indispensabile per il loro superamento. Fare gli struzzi, non vedere, e, come in questo caso, chiedere addirittura di cancellare simboli di protesta civile, mi pare il modo peggiore per dimostrare sensibilità civica di amministratori locali.
Sono ancora convinto che uno dei fattori che rendono difficile comprendere la dimensione della disabilità in Italia è proprio la quasi totale “invisibilità” delle persone disabili, che restano chiuse in casa, si muovono solo quando proprio devono, e non liberamente, anche solo per svago. In molte città europee si ha addirittura la sensazione che i disabili siano tantissimi, molto più numerosi che in Italia. Ovviamente è un’illusione ottica, nel vero senso della parola. A Barcellona, a Londra, a Parigi, a Monaco, a Stoccolma, ad Amsterdam, le persone con disabilità sembrano tante perché sono visibili. E sono visibili perché possono muoversi in autonomia, senza doversi confrontare ogni giorno con un percorso a ostacoli.
Magari da Villa Carcina arriva un piccolo grande segnale. E non è cosa da poco che ci sia questo coraggio in un paese di diecimila abitanti. Spero che almeno qualche simbolo resti comunque sul terreno, e che spinga il Comune a vergognarsi un po’ e a mettere mano al portafoglio, sapendo di fare una cosa giusta e doverosa.
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