Finalmente una vera buona notizia. Semplice da raccontare, e importante anche per chi crede in semi di futuro. A Milano si realizza un antico sogno di una persona con disabilità. Si chiama Alberto Fontana, ora è presidente nazionale della Uildm, l’Unione Italiana Lotta alla distrofia muscolare, ma fa un mucchio di altre cose, lavora e fa lavorare. Da ragazzo (non che non sia ancora giovane, per carità) voleva andare in piscina, anche se era molto difficile riuscirci, nella sua Milano, avendo bisogno sempre di un robusto aiuto, visto che vive in sedia a rotelle per le conseguenze di una forma di atrofia spinale.
Un sogno nel cassetto, fino a oggi. Perché Alberto, assieme a Marco Rasconi, e a me, un giorno si è presentato dall’assessore allo sport del Comune di Milano, la giovane e dinamica Chiara Bisconti, mettendo sul tavolo soldi e competenze. La Uildm ha raccolto fondi da destinare allo sport per tutti, soldi donati dagli italiani per fare qualcosa di concreto. La fondazione Cariplo non si tira indietro e ci mette la sua fetta. A questo punto al Comune è stata chiesta la regia, una delibera per far partire il progetto, e la collaborazione di Milano Sport, che gestisce tutti gli impianti comunali. Il protocollo è stato realizzato a tempo di record.
In pochissimo tempo il sogno di Alberto è diventato realtà e la piscina Argelati è la prima ad avere una pedana automatizzata per la discesa e la risalita di una persona disabile. Basta un piccolo, normale aiuto, per passare dalla sedia a rotelle alla sedia che scende da bordo vasca fino in acqua. E’ la prima ma non è l’ultima, anzi tutti gli impianti (a partire da quelli all’aperto, già in questa stagione estiva) diventeranno accessibili anche ai clienti con disabilità. E il personale di Milano Sport sarà anche specificamente formato per una accoglienza tranquilla e normale dei nuovi utenti.
Un piccolo grande esempio di che cosa si potrebbe fare in tanti campi. Avere un’idea giusta, un buon progetto, competenze tecniche, una base di fondi non necessariamente pubblici, e poi costruire e mettere in rete per tutti. Una ricetta semplice a dirsi, assai più complessa da realizzare, ma che declina in modo sorprendentemente moderno il concetto stesso di sussidiarietà e di collaborazione fra pubblico, privato e privato sociale.
Un sogno che esce dal cassetto, una persona con disabilità tenace fino all’inverosimile, ma anche una bella squadra di volontà convergenti. Ogni tanto fa piacere far parte di questa squadra, e raccontare che cosa si è capaci di combinare, tutti insieme.
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