Politica

Di nuovo in prima linea

di Franco Bomprezzi

Mi ero ripromesso di non cascarci più. A 60 anni avrei infatti un certo diritto ad assistere alla politica dall’esterno, magari divertendomi (se mai questo fosse davvero possibile) nell’osservare l’andamento curioso delle ambizioni umane, il progressivo arrampicarsi ovunque alla ricerca del consenso, la faticosa caccia all’elettore, frugando vecchie e nuove liste di amici, conoscenti, colleghi, parenti, compagni di scuola. Avrei potuto, ma non l’ho fatto.

E ora mi ritrovo candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale della Lombardia, nella lista del Pd per Milano e provincia, impegnato in prima linea da adesso fino al 24 febbraio per un obiettivo che condivido, ma che sicuramente non è facile da perseguire, ossia il cambiamento epocale del governo regionale, giunto stremato e anzitempo al capolinea, scosso da inchieste giudiziarie, e incapace a questo punto di dare risposte adeguate ai tempi, specialmente nel settore che più conosco e che più mi sta a cuore, quello dei servizi alla persona e del welfare.

So che sarà una battaglia all’ultimo voto, incerta come non mai. E forse proprio per questo non me la sono sentita di tirarmi indietro, perché non vorrei sentirmi in colpa, personalmente, se per una manciata di voti il progetto politico largo che si sta coagulando attorno alla bella persona di Umberto Ambrosoli dovesse arenarsi proprio in dirittura d’arrivo. Il sapore antico della competizione democratica del resto è tutto qui. Non girarsi dall’altra parte, non fare spallucce, non dire “Sono tutti uguali”. No, non sono tutti uguali.

La mia sensazione è che un forte ricambio politico e amministrativo è l’unica risposta possibile per mettere mano, in modo serio e responsabile, al ripensamento dei modelli di spesa e di intervento pubblico in una Regione che ha sperimentato molto, ma che da qualche tempo sembra quasi ingessata, fra procedure burocratiche, documenti incomprensibili, burocrazie onnipotenti e lontane, inevitabilmente, dalla vita concreta delle persone e delle famiglie. Della Regione infatti si sa relativamente poco, assai meno del livello nazionale, oppure del livello locale, quello del proprio Comune. Ma la Regione è un luogo fondamentale per dare senso alle politiche sociali, per orientare il flusso dei finanziamenti pubblici, secondo criteri di efficienza, di appropriatezza, di partecipazione alle scelte.

Se penso all’ultimo anno, nel corso del quale è stato difficile persino difendere uno stanziamento di poche decine di milioni da destinare al fondo per le persone non autosufficienti, e le associazioni delle persone disabili hanno dovuto, assieme all’intero terzo settore, scendere in piazza per reclamare il minimo essenziale per sopravvivere alla crisi; se penso all’uso a volte quasi surreale dei concetti e dei valori di inclusione sociale contenuti ad esempio nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, citati ripetutamente nei documenti regionali, salvo poi non rendere questi principi effettivamente tradotti in direttive, stanziamenti, logiche amministrative trasparenti; se penso a tutto questo non posso davvero tirarmi indietro. Farò del mio meglio per convincere le persone di buon senso ad avere la forza e la voglia di cambiare, non limitandosi ad attestazioni di stima e di amicizia, ma agendo con impegno robusto per favorire, attraverso il voto, e persino attraverso la preferenza personale, alla scelta di una nuova squadra di governo della Lombardia.

Personalmente non credo di dover dimostrare granché. Rimarrò me stesso, in queste settimane, disposto a mettermi in gioco ma non a trasformarmi in quello che non sono. Chi mi conosce non ha grandi cose da scoprire, e forse neppure da chiedermi. Per i più curiosi, questo blog e le cose che scrivo ovunque sono lì a disposizione, per capire come la penso e che cosa vorrei dalla vita. Non ho scheletri sul web, non spenderò un euro in campagna elettorale, ma mi metterò a disposizione, doverosamente, del partito che mi ha proposto la candidatura. Lavorerò in squadra con persone in gamba, abituate a queste battaglie, e convinte che il mio nome, la mia faccia, possano essere un elemento positivo in più per vincere, per cambiare.

So già che in queste settimane incontrerò, virtualmente e nel mondo reale, tante persone, tante situazioni diverse. E tutto ciò mi arricchirà ulteriormente, entrerà nel mio bagaglio di vita, di emozioni, di idee, di passione civile. Ne vale la pena. Ci provo.

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