Politica

Sono Bomprezzi, il candidato alla Regione…

di Franco Bomprezzi

Ho dovuto fare i conti ancora una volta con il mio carattere. Certo, a vedermi da fuori, molti sostengono che sono assai deciso, forte, sicuro di me. In parte è vero. Ma nel corso degli anni, anzi, dei decenni, ho maturato un crescente rispetto per le idee altrui. E così mi scopro, in questi giorni urlati di propaganda elettorale, a scegliere un tono se possibile ancor più calmo del solito. Lo so che devo cercare i voti, le preferenze personali. Sono un candidato, e mica per scherzo, anzi. Nella lista Pd per Ambrosoli, Milano e provincia, per essere precisi. Ho pure la sensazione, serena e positiva, a poche ore dal voto, che questa volta, al contrario del passato, sul mio nome si stia realizzando una convergenza positiva di persone, di singoli e di piccole reti, di amici ma anche semplicemente di chi sta cercando un buon motivo per non disertare le urne. Come si vede non mi aggrappo ai riti scaramantici.

Cerco però di capire, di ragionare, di pensare davvero al dopo, a quando, martedì, finalmente sapremo se in Lombardia prevarrà la restaurazione, più o meno riverniciata di verde Lega, del modello di governo ideato e costruito da Roberto Formigoni, oppure se i cittadini sceglieranno un modesto rischio di cambiamento, puntando sul volto rassicurante, onesto e normale di Umberto Ambrosoli. Non è una questione puramente politica, tanto meno ideologica. E’ proprio un ragionamento sulla società, sulle aspirazioni, sul modello di welfare, ad esempio, che vogliamo costruire o ricostruire, cambiando i pezzi, i meccanismi, i criteri di scelta, le persone, i luoghi di comando e di direzione.

Anche per me, personalmente, può cambiare di nuovo la vita, con una improvvisa accelerazione di impegni, perché fare il consigliere regionale, non c’è dubbio, può sembrare solo un traguardo di potere e di prestigio, ma in realtà è un lavoro che deve diventare duro e severo, perché ci aspettano tempi difficili e scelte importanti. Occorre tempo, applicazione, studio, ascolto, costruzione di provvedimenti meditati, discussi, partecipati e condivisi. La politica deve riprendere il proprio spazio non delegando quasi tutto ai dirigenti, ai funzionari, ai vertici collaudati della burocrazia regionale, che pure hanno molto da dire e da dare ai nuovi consiglieri, in tema di esperienza, di competenze, di strumenti operativi.

E’ curioso osservare come il tema dei servizi alle persone (dalla salute alla qualità della vita) sia uscito subito dall’agenda del dibattito fra i big, mentre è ricomparso, dal basso, nei luoghi della famosa “società civile”. Vita ne è un esempio clamorosamente positivo, con gli approfondimenti, i punti programmatici, lo scandagliare giorno per giorno tra gli impegni presi dai tanti candidati provenienti, come me, dal mondo del volontariato e dell’associazionismo. E’ giusto, è doveroso, essere trattati in modo critico, essere valutati severamente specie quando si fanno promesse non basate su elementi certi o almeno ragionevoli.

Io mi sento con la coscienza a posto. Ho provato, io per primo, a rileggere ciò che ho scritto nel tempo, a ripercorrere ciò che ho fatto, da giornalista informato sui fatti, e da persona con disabilità impegnata assieme agli altri sul tema dei diritti negati. E ho capito perché ora sono qui a confidare, una volta tanto, nel voto convinto di tanti amici, a Milano e nei comuni della provincia. Il motivo è semplice: sono sempre io, sono la stessa identica persona che fino a un mese fa seguiva con apprensione la vicenda dei controlli dell’Inps, o del fondo per la non autosufficienza, o se la prendeva per l’uso sgangherato delle parole, che tradiscono spesso un pensiero, uno stigma, un pregiudizio dagli effetti disastrosi.

Se davvero sarò eletto in consiglio regionale questo blog, FrancaMente, continuerà – io spero – a essere il luogo del confronto e della riflessione sincera, del dialogo con tutti voi, che mi seguite ormai da anni, grazie alla paziente tolleranza di Riccardo Bonacina e di Giuseppe Frangi. Se non sarò eletto la mia vita continuerà e riprenderà il suo ritmo, non mi sentirò tradito da un destino cinico e baro, e continuerò a fare la mia parte. Ma oggi voglio scommettere sul futuro, sul cambiamento. Mi piacerebbe entrare a palazzo Lombardia da consigliere regionale. Sarebbe un segnale forte, una sfida importante. Ed è proprio vero che a 60 anni ci si può sentire giovani e pronti a ripartire.

Grazie a tutti per il rispetto con il quale avete seguito, commentando o in silenzio, questa mia nuova avventura. Andiamo a vincere.

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