Politica

Francesco, il trionfo della parola

di Franco Bomprezzi

Ho appena finito di seguire, affascinato, la lunghissima trasmissione televisiva della cerimonia di santificazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII. Non sono in condizione di entrare nel merito della liturgia, e neppure mi sono appassionato alle discussioni relative ai miracoli, o all’opportunità di fare Santi due Pontefici che, come dire, sono già in posizione avvantaggiata. Da laico di religione cattolica, e da persona che vive di parole e di comunicazione, sono colpito infatti soprattutto dal trionfo della Parola, del Messaggio, della Comunicazione Universale.

La lezione che secondo me oggi viene da piazza San Pietro è di tipo politico, e persino di carattere economico. Attorno a un annuncio, già noto in tutto il mondo e amplificato dalle moderne tecnologie, e quindi attorno a un evento che si caratterizza esclusivamente per i gesti, per le parole, per le letture, per i canti gregoriani, per la scenografia spettacolare dei luoghi, si sono mobilitati milioni di persone. Una potenza incredibile del messaggio, che deriva da una forza impressionante della storia della Chiesa cattolica, capace di sorprendere anche i più increduli. La parola è tutto, e costituisce il cemento delle azioni, persino della produzione di beni e di servizi. Attorno al Messaggio si è costruito un evento che ha mobilitato un vero e proprio esercito, organizzato ed efficiente. Si è consumata ricchezza, si sono spesi soldi, tanti o pochi a seconda delle disponibilità delle persone e delle famiglie, convenute a Roma da ogni dove. Si è dimostrata una capacità di mobilitazione che non ha paragoni nella politica e nelle istituzioni pubbliche.

Il segreto è forse nel significato, nella ricerca di senso alla nostra dimensione esistenziale. Francesco ha intuito che c’era bisogno di una prova di forza, di un lavoro di squadra (il coinvolgimento del Papa Emerito, Joseph Ratzinger, è da questo punto di vista esemplare). In un tempo di crisi economica e di valori durevoli, è bastato lanciare il Messaggio della Santità per ricomporre una comunità enorme e multietnica, commossa e partecipe. Francesco è bravissimo nello stabilire un ponte diretto fra la sua persona e il singolo credente che si sente protagonista dell’evento, anche se fisicamente collocato in fondo a via della Conciliazione, o davanti a un maxischermo, o con uno smartphone per fissare in una foto, magari in un selfie, la partecipazione all’eccezionale annuncio.

Nessuna azienda al mondo sarebbe capace di fare altrettanto. Nessun Capo di Stato, neppure in regimi totalitari, sarebbe in grado di mobilitare una partecipazione entusiastica di tali dimensioni. Neppure l’Islam, del quale spesso notiamo la profonda religiosità, mi pare sia mai riuscito a compiere eventi di tale gigantesca portata planetaria.

La giornata di oggi, ovviamente, interroga la Chiesa circa la capacità, da domani, di essere coerente ovunque, nelle periferie del mondo, nelle parrocchie, nelle comunità territoriali, con il messaggio di questo Papa che parla direttamente al suo popolo, forte della portata rivoluzionaria di un Messaggio, di una Notizia, che resiste all’usura del tempo, anzi si rivela di un’attualità sorprendente.

Non mi auguro sinceramente un ritorno al clericalismo dei decenni passati, sarebbe la negazione, a mio parere, del senso complessivo dell’opera di questo Pontefice venuto dalla fine del mondo. Temo in questo senso che le gerarchie sperino di approfittare di questa nuova popolarità per consolidare il proprio ruolo e i propri privilegi, del tutto lontani dalle esigenze non solo dei fedeli, ma anche dal senso dei tempi che viviamo.

Si può produrre ricchezza, dunque, in modo diverso, valorizzando le risorse di ognuno e il desiderio umanissimo di far parte di una comunità, di non essere più soli. Il disagio, oggi, è forse provato da chi non appartiene a questo mondo, forse ingenuo, ma autentico e ricco di differenze. Per noi che viviamo attorno alle parole, c’è forse una nuova consapevolezza che vale la pena di esercitare la testimonianza dei valori e delle opinioni attraverso le parole, sincere e oneste, che siamo in grado di produrre e di condividere. Nulla di concreto, oggi, è accaduto. Tanto, tantissimo, di simbolico e di immateriale. Esattamente come i tempi che stiamo vivendo.

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