Politica

Speculare sulla casa

di Franco Bomprezzi

Chissà quanto ci avranno pensato. Brainstorming, agenzie specializzate, focus group, e poi la grande scoperta: fra i sogni degli italiani, fra le aspirazioni che uniscono tutti, ricchi e poveri, c’è la casa di proprietà. Ma no? Chi l’avrebbe detto. E così nasce l’ultimo sberleffo a chi cerca, con saggezza, argomenti e buon senso, di frenare il fenomeno dei giochi e delle scommesse, anticamera (anche fisicamente) delle slot machine: la Sisal lancia “Vinci Casa”, con lo slogan “Puoi vincere la casa dei tuoi sogni”.

Niente di particolarmente nuovo, il classico “gioco” che si basa sulla scelta casuale o “meditata” di numeri. Se si ha la fortuna di azzeccare tutti e cinque i numeri che verranno estratti ogni mercoledì sera, si vince una casa del valore di cinquecentomila euro. Una casa che il vincitore potrà persino scegliere (ma guarda un po’…). Nel sito della Sisal si legge, nella pagina “Quanto si vince” che la probabilità di vincita della casa (5 numeri azzeccati) è 658.008 . Non c’è scritto: 1 su 658.008. No, per arrivare ad avere questo corretto rapporto fra rischio e vittoria bisogna infatti cliccare su un’altra pagina, “Probabilità di vincita”, che ripete esattamente la stessa tabella, mettendo correttamente il numero 1 davanti allo smisurato 658 mila e rotti. Perché questa differenza? Non è così difficile immaginare quale meccanismo di comunicazione venga seguito per convincere gli italiani a tentare la fortuna. Infatti, in neretto, sempre nella stessa pagina, si precisa che “La probabilità di vincere almeno un premio è 1 su 9 considerando tutte le categorie!”.

Uno su nove: come si fa a rimanere indifferenti di fronte a una ipotesi così allettante e convincente? Ma il punto forte è quel simbolo, la casa. Nella vignetta che accompagna i tagliandi di gioco si vede una coppia felice, lei in abito da sposa che alza una gambetta, lui con il farfallino e non si sa perché porta gli occhiali, entrambi abbracciano una casetta in stile Lego, con il tetto a spiovente, e dal caminetto escono cuoricini rossi. Comunicazione finto ingenuo, l’ultimo grido per avvicinare gli incerti, o i delusi da troppe giocate andate a vuoto.

Speculare sul desiderio legittimo di una casa di proprietà è però un’operazione che dovrebbe indurre chi ci governa a un intervento deciso. Penso a me stesso, ho appena finito di pagare la trentesima rata semestrale di un mutuo durato quindici anni. Ora sono proprietario del mio appartamento a Milano, ho completato, con molta fatica, uno sforzo economico comunque commisurato a quanto ho guadagnato con il mio lavoro di giornalista, pagando le tasse fino all’ultimo euro, come è giusto. Non ho vinto la lotteria, ma sono ugualmente soddisfatto. Non mi è mai passato per la testa di sperare di vincere una casa buttando soldi in una lotteria. Ma oggi chi può permettersi seriamente di pensare al mutuo, se non hai neppure un lavoro garantito? A quanti giovani, adesso, può apparire giusto ogni settimana tentare la fortuna? Si colpisce un nervo scoperto, un punto debole, sapendo di farlo, coscienti della fragilità connessa al simbolo del gioco. Non è giusto. Questo Paese ha dei problemi seri.

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