Lo ammetto: non ho applicato il metodo Fate la nanna con nessuno dei miei figli, non fa per me, lo trovo troppo aggressivo e non riesco a starci dentro. Perciò dovrei essere totalmente d’accordo con la crociata dei pediatri contro Tata Lucia. In realtà, trovo l’appello scritto al Garante Spadafora alquanto surreale.
Sos Tata va in onda da quanto? Sette anni? Uno degli interventi più frequenti, nell’ambito della trasmissione, è la riorganizzazione delle abitudini familiari durante la notte. Perché, evidentemente, gestire la nanna è un problema per tutti.
Lo è ancora di più in una società in cui le coppie sono molto sole, i bambini restano molto tempo, durante la giornata, affidati a figure diverse dai genitori. Lo è quando la mamma deve smettere di allattare per tornare dopo pochi mesi al lavoro. Lo è quando i genitori, magari troppo stanchi alla fine di una lunga giornata, preferiscono tenere alzati i bambini davanti alla tv fino a quando non crollano, piuttosto che sfinirsi di ninne nanne nella penombra della cameretta.
E’ difficile fare i genitori, si devono prendere di continuo decisioni emotivamente impossibili. A me non dispiace che ogni tanto ci sia qualcuno che ce lo ricorda. Sos Tata ha sempre dato indicazioni di buon senso: stare il più possibile coi propri figli, giocare con loro senza la tv, preparare pasti sani e dare porzioni adeguate, abolire l’uso del cellulare davanti a loro, usare con cautela la camera di mamma e papà e difendere quello spazio di intimità necessario per stabilire il senso del limite.
Non mi pare che i pediatri abbiano rigettato pubblicamente il libro di De Bejar ed Estivill, quando è uscito. Eppure mi sembra che ci fosse più di una ragione per raccomandare che i bambini al di sotto dell’anno non vadano addormentati a furia di piangere, anche se funziona. Perché magari le conseguenze, sul lungo periodo, possono non essere tutte positive.
Riguardo all’accusa di spettacolarizzazione, mi fanno più orrore le trasmissioni con bambini in smoking che ballano il tip tap o cantano come Bocelli…E’ proprio strano: viviamo in una società che si conforma alle più raffinate violenze psicologiche e sociali, anche sull’infanzia, ma non sopporta di guardare il pianto primordiale di un piccolo che vuole affermarsi.
Non ho visto la puntata incriminata e, se ne fossi stata l’autore, sicuramente avrei scelto di non sottoporre un bimbo di un anno a quel tipo di stress. Ma da qui a mettere all’indice la trasmissione…bah. Preferisco indignarmi per altre emergenze…
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