Famiglia

Per Mariam e le altre #dicoNOallafame

di Benedetta Verrini

Mariam è una mamma come me. Ha una bambina bellissima, si chiama Latifa. Vive lontano, non la conosco, eppure quando parla e sorride ecco che la capisco, capisco la sua preoccupazione, ammiro i suoi sforzi quotidiani.

Quello che la preoccupa è un braccialetto, comunemente usato dagli operatori sanitari: messo intorno al polso di sua figlia è arrivato appena alle tacche rosse, segno che la bambina è gravemente malnutrita. Allora Mariam ha impegnato tutta se stessa per cambiare le cose, perché Latifa si alimentasse di più e meglio, perché quel braccialetto cambiasse colore. E, giura, “finché non sarà verde non mi sentirò tranquilla”.

E’ una storia documentata dal Ciai, una testimonianza dalla Costa d’Avorio, il paese dove il tasso di mortalità dei bambini sotto ai cinque anni è tra i più alti del mondo, al 127 per mille. La malnutrizione cronica infantile raggiunge il 20,2% (di cui il 15% in forma severa) mentre il 50% dei piccoli in età prescolare soffre di anemia.

I bambini ivoriani fanno due pasti al giorno, la mattina e la sera, a mezzogiorno un frutto. La loro dieta prevede quasi sempre gli stessi alimenti, spesso con scarse proprietà nutritive: atieké, una specie di cous cous di manioca con una salsa fatta con i semi della palma (sauce grain) oppure con carne o pesce; infine banane e l’igname, un tubero locale che viene fritto o bollito. Alcune credenze popolari peggiorano la situazione, come il divieto di far mangiare uova ai piccoli.

L’ong Ciai è presente in Costa d’Avorio con vari interventi dedicati all’infanzia e alle donne e ha da poco lanciato una campagna, “Non ha voce. Ma ha fame”, su cui punta per creare una nuova generazione di mamme consapevoli e responsabili, in grado di diventare motori di cambiamento.

Fino al 4 marzo sarà dunque possibile donare attraverso il numero solidale 45505 (2 euro con sms o chiamata fissa) per realizzare un Centro nutrizionale pubblico dedicato a 500 bambini sotto i 5 anni che vivono in condizioni di salute e malnutrizione particolarmente critica. Il progetto è rivolto anche a 100 donne (già mamme o in attesa) che riceveranno un sostegno per l’avvio di attività agropastorali che consentiranno quindi il sostentamento della famiglia. Circa 5000 persone saranno coinvolte nelle attività di sensibilizzazione.

E siccome la “malnutrizione” non è una faccenda che riguarda solo il Sud del mondo, ma anche il Nord, anche il nostro Paese, ovviamente per eccesso (il tasso di obesità in Italia supera di 3 punti percentuali la media europea ma il 37% delle madri non ritiene che il proprio figlio mangi troppo o mangi male), la campagna Ciai è un’occasione in più per farci riflettere e impegnarci a un atteggiamento responsabile nei confronti del cibo.

L’ong ha ideato e proposto nelle scuole di Milano attività per bambini e ragazzi (scuole elementari e medie) affinché possano diventare più consapevoli dal punto di vista alimentare.

Il 28 febbraio sempre a Milano (Ipercoop di Piazzale Lodi) ci sarà un appuntamento con Maria Amelia Monti e lo chef Massimo Meloni per uno showcooking a sostegno della campagna, finalizzato a sensibilizzare sull’importanza delle risorse e sulla corretta alimentazione. Infine sabato 7 marzo, a chiusura di campagna, è previsto un laboratorio educativo per bambini insieme a Marco Columbro: insieme si impara a fare bene la spesa e a scegliere gli alimenti più sani da portare in tavola.

Penso a Mariam e alla sua giornata che comincia lavando la sua bambina, e poi continua combattendo per darle un futuro migliore, a cominciare da un braccialetto che da rosso diventa verde. E’ una battaglia che appartiene a tutte le madri, in mille modi diversi, ma ci accomuna. #dicoNOallafame

 

 

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