Non profit
Mediaset cambia: 30 ore per la vita ha smesso di correre
La più importante trasmissione di fund raising delle reti Fininvest cancellata. Il direttore, Botti, denuncia: "molti progetti sono adesso a rischio".
Fino a oggi il volto solidale di Mediaset aveva un nome e un format delineati. Per otto anni Lorella Cuccarini è stata la conduttrice di una delle più note operazioni di tele fund raising: Trenta ore per la vita. Una maratona del cuore via etere che in otto anni ha raccolto 150 miliardi di lire, impegnati in attività di ricerca scientifica, prevenzione e cura per oltre 500 progetti sparsi in tutta Italia.
Ora, però, è giunto il momento di cambiare, dicono a Mediaset. In una nota proveniente da Cologno Monzese si annuncia l?avvicendamento. Trenta ore per la vita lascia il posto a Patch Adams, una nuova iniziativa di raccolta fondi, «improntata al buonumore, il cui tratto distintivo sarà il naso rosso da clown, indossato per tutto il periodo interessato dagli artisti e dai conduttori di Mediaset». Questo significa, aldilà del passaggio della Cuccarini da Mediaset alla Rai, anche la fine del progetto e dell?Associazione Trenta ore per la vita?
«No di certo», risponde Alessandro Botti, avvocato e responsabile dell?organizzazione non profit, «non ci arrendiamo, porteremo avanti i nostri progetti con altri strumenti, e in questo senso, una mano ce la daranno sicuramente Lorella (Cuccarini) e Marco (Columbro)». Proprio la conclusione del rapporto contrattuale fra la Cuccarini e Mediaset potrebbe aver inciso in qualche misura sulla decisione dei vertici dell?emittente milanese. «Non lo voglio credere», continua Botti, «mi rifiuto di pensare che un?azienda simile butti all?aria quest?esperienza per una ragione di? facciata. Ci devono essere altri motivi». Vediamo quali. «All?inizio dell?estate Mediaset ci ha parlato», spiega ancora Botti, «di un probabile slittamento della trasmissione da settembre 2002 a gennaio 2003. Il rinvio ci avrebbe creato delle difficoltà organizzative, comunque avevamo dato l?ok».
Sorpresa a luglio
Una prima scossa, ma il terremoto non era lontano da venire. «A fine luglio, la doccia fredda», ricorda Botti. «Senza darci spiegazioni, Mediaset ci ha cancellato dal palinsesto». Senza dare spiegazioni? «Proprio così. Senza darci spiegazioni convincenti», conferma. «In un primo momento ci avevano parlato di problemi di raccolta pubblicitaria e di audience troppo bassa per l?inizio della stagione (anche se noi ottenevamo di media il 19,5% di share, un dato molto consistente se rapportato alle altre trasmissioni di raccolta fondi). Per questo avrebbero posticipato la trasmissione di quattro mesi. A malincuore avevamo detto sì. Poi a fine luglio, ci hanno comunicato la cancellazione definitiva». Perché? «Ce lo chiediamo ancora oggi, dopo oltre un mese. Non mi pare che abbiano molti problemi di ascolto, visto che ci rimpiazzano con una trasmissione con le medesime caratteristiche di Trenta ore per la vita».
Progetti a rischio
Alcuni progetti, nel frattempo, sono in stand by. «È inevitabile che la retromarcia di Mediaset comporti un rallentamento delle nostre iniziative di beneficenza, ed è questo che più spiace, è questo il danno maggiore», conclude Botti. «L?istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, per esempio: quest?anno avrebbe partecipato volentieri». Pensavano di raccogliere fondi per istituire un servizio di informazione diagnostica per le malattie rare e metterlo a disposizione dei medici di base. Rimangono in forse anche le proposte della Lega italiana contro i tumori, che aveva avanzato un progetto per l?istituzione dei centri di diagnosi precoce della malattia, e la realizzazione di altri progetti per l?infanzia, come quello dell?Unicef in favore dei bambini eritrei».
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