Economia

“Sono un consumattore, risolvo problemi”

di Andrea Di Turi

Alcuni anni fa Francuccio Gesualdi, figura storica dell’attivismo dei consumatori in Italia, fondatore del Centro nuovo modello di sviluppo e vero e proprio guru del consumo critico e della sostenibilità applicata agli stili di vita, diede alle stampe il volume Consumattori. Per un nuovo stile di vita. Personalmente era la prima volta che mi imbattevo in questo neologismo, consumattore, e lo trovai subito efficace, molto efficace. Anche se continuo ad avere dubbi sulla corretta ortografia del termine (consumattore o consum-attore?), ma tant’è…

Al contrario di molti neologismi che nascono e muoiono senza lasciare traccia, questo credo abbia già avuto successo e notorietà e sia destinato ad averne ancora di più: è potente, simpatico, oltretutto suona bene, ma più che altro ritengo che sappia far arrivare con immediatezza il suo messaggio al vasto pubblico. Quale messaggio? Quello che il consumatore è protagonista, delle sue scelte e di come queste influenzano le dinamiche del sistema: quando scelgo un prodotto perché ha un impatto ambientale minore di un altro, o quando non scelgo un prodotto perché non condivido le politiche dell’azienda che lo produce e quindi non intendo finanziarla coi miei soldi. È uno dei mille rivoli che la csr segue infiltrandosi nella vita quotidiana di noi tutti, dunque riguardandoci da vicino.

Il consumatore non è l’unico protagonista, questo è ovvio. Ma non è senza dubbio il soggetto passivo, succube, il “robottino” che troppo spesso crede di essere e gli fanno credere di essere: quello che si limita a recepire i messaggi della comunicazione pubblicitaria e a trasferirli tali-e-quali nelle sue scelte di acquisto senza esercitare alcun discernimento, o il minimo indispensabile.

Il punto è, però, che l’acquirente e utilizzatore che è in noi (per brevità continuiamo a chiamarlo consumatore) nella maggior parte dei casi diventa consapevole del ruolo che può ed effettivamente svolge solo quando qualcuno gli ricorda che le sue scelte individuali hanno una dimensione collettiva. Che è uno e molti allo stesso tempo. E che quelli che stanno dall’altra parte, cioè che gli propongono i beni e servizi di cui il consumatore si serve, sono molto, molto, molto attenti a ogni piccola variazione nei suoi orientamenti. Per cercare di anticiparli, quando riescono, o per assecondarli, quando li registrano, e comunque sempre cercando di influenzarli.

Oltre a Gesualdi, che lo fa da moltissimi anni, a ricordarci che siamo tutti consumattori e che il nostro voto col portafoglio contribuisce a indirizzare il sistema su una strada o su un’altra, è arrivata in questi giorni anche la campagna di Oxfam dedicata proprio ai consumattori. La campagna, come si può vedere sulla sua pagina Facebook oltre che sullo spazio che le ha dedicato nei giorni scorsi il sito di Repubblica.it, sottolinea i comportamenti e le buone abitudini che un consumatore, anzi, un consumattore è chiamato a sviluppare se vuole contribuire con il proprio stile di consumo, con riguardo specifico ai prodotti alimentari, a indirizzare lo sviluppo. Offrendo il suo aiuto per la soluzione niente meno che degli immani problemi che affliggono gravemente il nostro bistrattato pianeta, come la crisi energetica o il climate change: cosucce da niente, insomma.

I consigli offerti sono pochi e semplici, ma molto importanti: ridurre gli sprechi di cibo, sostenere i piccoli produttori, comprare cibo di stagione, cucinare in modo intelligente, mangiare meno carne.

La difficoltà sta nel metterli in pratica, nel radicare il cambiamento nella vita di tutti i giorni. E poi c’è un’altra difficoltà, ancora più grande: accettare il fatto che come consumatori siamo nella cabina di regia, contribuiamo alle decisioni, e non possiamo chiamarci fuori continuando a fingere che l’unico ruolo che possiamo ritagliarci, o che ci permettono di ritagliarci, è quello dei robottini.

Siamo consumattori, perbacco! Per cui, come diceva il mitiKo Mr. Wolf in Pulp fiction, cominciamo a dire: Siamo consumattori, risolviamo problemi, e non che li creiamo, invece, con consumi da robottini. Da lì, allora, le cose possono iniziare a cambiare. Lentamente, certo, ma in profondità.

Twitter @andytuit

 

 

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