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Ricerca, nuova beffa. Fondazioni escluse dalle onlus

Colossi come Telethon, Airc e Aism esclusi dalle agevolazioni fiscali per un impiccio burocratico. il Summit della Solidarietà: "è un segnale politico per tutto il terzo settore"

di Benedetta Verrini

Non ci sono Levi Montalcini, Dulbecco o Agnelli che tengano: il settore della ricerca scientifica, in Italia, continua a passare dalla porta di servizio. E a volte si trova anche quella chiusa in faccia.
è successo la settimana scorsa con il Fisco, secondo cui alle fondazioni di ricerca scientifica (Telethon, Firc, Aism, tanto per fare un esempio) non è consentita la qualifica di onlus, e quindi nemmeno la possibilità di avvalersi del regime agevolativo a essa conseguente. Il passaggio, inserito incidentalmente all?interno di una risoluzione dell?Agenzia delle entrate, sta provocando un vero terremoto. «è un?offesa al buon senso e ai valori dell?impegno sociale», commenta Ilaria Borletti, presidente del Summit della Solidarietà che raduna grandi realtà della ricerca come Ail, Aism e Telethon. «L?ultimo di una serie di promesse mancate: tutto ciò che era stato preannunciato da questo governo dal punto di vista normativo, fiscale e degli incentivi, non è arrivato. Anzi, giungono segnali del tutto opposti. Allarmanti per la ricerca scientifica come per tutto il Terzo settore».
Ma vediamo cosa è accaduto. Il 10 settembre scorso, l?Agenzia delle entrate emette una risoluzione in risposta a un quesito posto dalla Firc. La fondazione, che aveva deciso di sostenere in modo più incisivo la ricerca scientifica (attraverso la creazione di un istituto sulla ricerca postgenomica cui partecipano altri cinque istituti oncologici di punta dell?area milanese), chiedeva al Fisco di poter compensare i propri scienziati (?cervelli? rientrati in Italia) con salari più elevati rispetto ai livelli previsti dai contratti collettivi.
Nessun problema, risponde l?Agenzia, se non fosse che «occorre preliminarmente accertare se le Fondazioni operanti nel settore della ricerca scientifica possano, allo stato attuale, assumere legittimamente la qualifica di onlus». E qui arriva la batosta.
Dopo un lungo preambolo sulla «consapevolezza delle comprensibili aspettative» del settore, l?Agenzia delle entrate dice no: le fondazioni di ricerca non possono essere onlus. E non avrebbero mai potuto esserlo, benché si siano date la pena di iscriversi all?anagrafe, perché alla legge 460 non è mai seguito un decreto attuativo che avrebbe dovuto specificare gli ambiti della ricerca scientifica meritevoli di rientrare nelle agevolazioni.
«Siamo davvero senza parole. In questi anni abbiamo seguito le indicazioni della legge alla lettera: come potevamo pensare che un regolamento meramente attuativo potesse bloccare tutto il settore della ricerca?», si sfoga Angelo Maramai, direttore amministrativo di Telethon. Il Comitato Telethon, nato nel 1990, si è iscritto al registro delle onlus tenuto dall?Agenzia delle entrate non appena emanata la legge («e nessuno, fino a ora, ce l?aveva mai contestato»). Stessa procedura ha seguito l?Aism: «Ci siamo dati tutti i requisiti formali e sostanziali richiesti dalla 460: abbiamo creato fondazioni per la ricerca, i nostri donatori in questi anni hanno legittimamente richiesto la deduzione o la detrazione dalle tasse. E dopo cinque anni ci vengono a dire che ci siamo sbagliati?», si chiede Antonella Moretti, responsabile delle relazioni esterne dell?associazione che si occupa di ricerca nel campo della sclerosi multipla.
Tutte queste organizzazioni, che in questi anni hanno creato centri all?avanguardia nella ricerca (si pensi al Tigem di Telethon), riportato in Italia decine di scienziati che avevano trovato all?estero migliori opportunità di ricerca, fatto centinaia di scoperte sensazionali nel campo delle malattie rare e della genomica, adesso si domandano cosa dire ai loro sostenitori, visto che le donazioni e le liberalità fatte non potranno più avvalersi del regime di deducibilità fiscale. «Penso che questo fatto non avrà una grande ripercussione sulla generosità degli italiani» dichiara la Borletti, «ma ciò che è paradossale è il fatto che non si tradurrà nemmeno in un grande risparmio per lo Stato. Questa risoluzione è piuttosto un preoccupante segnale politico, che avviene in un Paese dove la percentuale di risorse destinate alla ricerca è già tra le più basse d?Europa. Per questo comprendo perfettamente l?indignazione delle associazioni che fanno parte del Summit. Ignorare la ricerca scientifica è un errore enorme: questo settore dimostra ogni giorno di avere vitalità e risorse umane tali da portare il nostro Paese all?avanguardia. Non ci resta che augurarci che il ministero delle Finanze si adoperi al più presto per impedire che un mero problema burocratico sia di grave ostacolo a un?attività di grande rilevanza sociale».
Da parte sua, il Fisco ha già risposto. Vincenzo Busa, che è il direttore della Direzione centrale normativa e contenzioso dell?Agenzia delle entrate, interpellato da Vita ha dato un chiarimento tecnico sulla risoluzione-scandalo. «Non c?è volontà di penalizzare il settore della ricerca», assicura Busa. è solo il ritardo nell?emanazione del regolamento che ha creato questa situazione «anomala e incresciosa». Il regolamento, dopo cinque anni di attesa, si troverebbe finalmente in dirittura d?arrivo: «il ministero dell?Istruzione e della ricerca sta per inoltrarne la bozza per il visto del Consiglio di Stato». L?emergenza, forse, rientrerà. Abbastanza per socchiudere la porta di servizio.

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