Economia

«Non mi deve niente». Sì, invece

di Andrea Di Turi

Se c’è una cosa che ho imparato, è che quando meno te l’aspetti la vita ti offre le sue lezioni. Piccole e grandi. E che si può imparare da chiunque, in qualunque situazione.

Una scena di vita quotidiana: ho un paio di scarpe a cui sono affezionato che cominciano a mostrare il peso degli anni, mi spiace buttarle per cui le porto dal calzolaio vicino casa e gli chiedo se c’e’ modo di metterle a posto. Le guarda un momento e mi dice che può, senza problemi. Mi dà appuntamento di lì a pochi giorni per il ritiro. Chiedo se devo pagare prima. Dice che sistemeremo a cose fatte. Ci salutiamo.

Dopo qualche giorno vado a ritirarle. Le prende dall’armadietto dove ne ha tante altre, pronte, tutte col loro fogliettino. Vedo che le ha sistemate: son contento! In un attimo mi spiega il problema, piccolo, che avevano e cosa ha fatto per risolverlo. Le mette in un sacchettino e me le avvicina sul bancone.

A questo punto chiedo quanto gli devo per il lavoro. Mi aspetto che mi chieda qualche euro, così a naso, e cerco nel portafoglio se ho un biglietto da 5 e magari anche uno da 10.

Invece, con un sorriso mi dice: «Non mi deve niente».

Resto sorpreso, non me l’aspettavo. Anche perché non è che ci sia andato molte volte, dall’ultima è passato del tempo, certo mi avrà visto passare dato che ci passo davanti quasi tutti i giorni. Ma, voglio dire, non sono certo un cliente abituale, ecco. Magari in quel caso ci poteva anche stare.

Abbozzo un sorriso. Chiedo come mai, in modo un po’ maldestro, l’impaccio si vede di sicuro. Mi dice in poche parole che è stato un lavoretto da poco e quindi va bene così. Lo ringrazio ancora, cercando di fargli capire che apprezzo il gesto, mi ha colpito. Dico, forse sbagliando, che mi piacerebbe dargli almeno di che prendere un caffè al bar lì vicino. Accetta, forse non ho sbagliato. Ci salutiamo.

Mi resta il sorriso stampato in viso, me ne rendo conto dopo qualche passo. E allora mi vien da riflettere che io non so se il calzolaio abbia mai sentito parlare di csr in vita sua. Forse sì, forse no. O che cosa ne pensi, in caso. So per certo, però, che quella che mi ha appena dato è una dimostrazione di cosa vuol dire essere responsabili. Nel senso dell’andare oltre. Di fare quello che non è prescritto. Che non ci si aspetta. Di fare qualcosa, diciamo pure, di bello. Sorprendendo. Perché no, lasciando di stucco.

Mi ha donato, infatti, una parte del suo lavoro. Magari piccola, ma comunque di lavoro si tratta. Mi vien da pensare che ha lavorato per il bene comune, ok era il mio perché le scarpe sono le mie ma era anche il suo, perché si vede che ha avuto piacere a fare quel lavoro senza chiedere nulla in cambio. Lo ha fatto perché poteva? Penso di sì. Perché voleva? Anche.

Oltre al lavoro, in ogni caso, e al valore di quei credo-pochi-ma-non-so-quanti euro, mi ha donato un’altra cosa, forse anche più importante: una lezione, che terrò cara. Un esempio, che farò mio. E che, se potrò, donerò a un altro.

@andytuit

 

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