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Bilancio UE: un disastro per l’Unione Europea

di Luca Jahier

Nella lunga notte di trattative di giovedi 7 febbraio 2013 sono state messe le premesse per il compromesso de minimis tra i 27 paesi membri dell’UE raggiunto dal Consiglio Europeo. Una conclusione quantomeno controversa: ai commenti positivi quando non persino un po’ troppo entusiasti di tutti i governi europei fa riscontro un coro quasi unanime di critiche di tutti i principali quotidiani europei e di tutte le principali organizzazioni sociali, economiche e civili europee. Mercoledi 13 febbraio, la plenaria del CESE ha discusso delle prospettive dell’Unione con il Presidente Barroso. Di seguito l’intervento che ho svolto in quella sede.

Signor Presidente Barroso, al ringraziamento convinto per la sua presenza qui tra noi e per la sua sempre pronta disponibilità a discutere con noi in modo aperto e a rilanciare una concreta cooperazione tra la Commissione e il CESE, aggiungo oggi un commento piuttosto franco sui risultati dell’ultimo Vertice europeo dei Capi di Stato e di governo.

Signor Presidente questo Bilancio è un vero disastro per il futuro dell’UE. Questo bilancio non è per nulla alla altezza delle stesse numerose sfide che Lei ancora oggi ci ha richiamato e che condividiamo.

Di fronte alla crisi economica e alle devastazioni sociali che ne sono conseguite, questo bilancio è prima di tutto una sconfitta per i cittadibni, è una palla al piede per il nostro futuro, ha ancora sotterrato l’Europa comunitaria ed ha beatificato d’Europa del mercato intergovernativo.

A proposito di crisi dell’Euro, il premio Nobel per l’economia Krugman si è recentemente chiesto come sia possibile che si continui ad essere spaventati a morte e al tempo stesso annoiati.

Questo accordo sul bilancio è basato sulla paura, sulla paura del futuro. Per la prima volta nella storia, il Bilancio europeo dei prossimi sette anni (il famoso Quadro finanziario pluriannuale che copre il periodo 2014-2020) scende e ben del 3% rispetto al bilancio del settennato precedente, cala del 7% rispetto alla proposta originaria della Commissione, che pure tutti avevamo già giudicato forse realistica ma molto timida. Ma ciò che è peggio, nel 2020 i tagli reali, considerando l’inflazione, saranno del 20% rispetto al bilancio 2013, esattamente quello che era l’obiettivo imposto con forza a dicembre dal premier Cameron.

Siamo di fronte ad un bilancio che sacrifica pesantemente tutte le spese ad elevato moltiplicatore fiscale. Altro che tenere conto dei “costi della non-Europa”. Per fare il compromesso finale si sono tagliate tutte le maggiori spese per investimenti, crescita, ricerca, reti transeuropee e economia verde.

E poi si è consacrato il metodo intergovernativo, altro che cambio di rotta sostanziale sulle risorse proprie, come proposto a suo tempo dalla Commissione e che noi avevamo appoggiato.

E ancora, questo è un bilancio che crea deficit, tra i 960 miliardi di impegni e i 908 di pagamenti: è il più grande divario mai approvato e tutti sappiamo bene che poiché gli impegni prima o poi vanno onorati, è così che si crea il debito.

E infine la chicca: 6 miliardi su sette anni a favore dell’occupazione giovanile, di cui solo 3 sono risorse fresche, venendo il resto dal Fondo sociale europeo che è diminuito.

Signor Presidente, altro che Unione sempre più stretta, solidale, dalla parte dei cittadini, come recitano tutte le conclusioni dei Vertici. Questa è una Unione che fissa 7 anni di paralisi, nessuna visione, nessuna ambizione: solo cieca austerità!

Questa sera alle 21 il Presidente Obama presenta lo Stato dell’Unione di fronte al Congresso ed ha annunciato che sarà centrato sulla crescita e l’occupazione, con l’annuncio di un piano straordinario di investimenti per ricerca, istruzione e infrastrutture.

Un mese fa, il premier giapponese Abe, a capo di un paese che ha un rapporto debito/PIL largamente superiore al doppio della media dei 27 paesi europei, ha messo in campo una espanzione della spesa pubblica pari a 150 miliardi Euro.

E la Cina sta procedendo au una espansione mai vista di investimenti e sfere di influenza.

E noi cosa dovremmo dire ai cittadini?

Che abbiamo grandi ambizioni e progetti per loro ma che non abbiamo una lira?

I francesi dicono che senza soldi non si fa la guerra. Gli italiani che sono più poetici dicono che senza soldi non si fa l’amore. Ma qui in Europa siamo di fronte a decine di milioni di persone che al 15 del mese non sanno più come campare, non sanno come mettere insieme il pranzo con la cena.

E noi cosa gli raccontimao?

Che mentre abbiamo investito in prestiti agevolati e aiuti di Stato per salvare le banche oltre 1100 miliardi Euro pèresi dai bilanci pubblici dei diversi Stati, cui si aggiungono almeno i 1000 miliardi di Euro di prestiti a breve termine e a tassi quasi nulli da parte della BCE, quando si tratta di crescita, occupazione e coesione riduciamo la spesa? Se il primo andava fatto assolutamente per salvare da una crisi sistemica la zona Euro e le nostre finanze pubbliche, non è forse doveroso preoccuparsi almeno con la stessa forza di salvare l’Europa da una crisi sociale e democratica sistemica?

Presidente Barroso, Lei ha parlato ora di negoziati con il PE, che deve esprimere il suo voto come previsto dal Trattato di Lisbona. Ma si tratterà sulle cifre assolute o solo sui movimenti interni ai magri saldi concordati?

Io ho letto le prime durissime dichiarazioni dei Presidenti dei 4 maggiori gruppi politici del Parlamento europeo e mi auguro davvero che il PE bocci clamorosamente questo bilancio settennale e che nessuna mediazione venga fatta su questa base. Che si proceda di conseguenza per bilanci annuali dal 2014, che saranno basati sul bilancio 2013, che è su un livello comunque superiore a quanto approvato dal Consiglio.

Che si apra poi un nuovo confronto politico su un nuovo Bilancio europeo per la prossima legislatura.

Le chiedo Presidente Barroso un gesto forte della Commissione, quello stesso proposto da Delors nello scorso dicembre in reazione ai tagli proposti dai britannici: un nuovo bilancio con un aumento in termini reali del 20%, destinato quest’ultima ad investimenti nella sola crescita, occupazione e coesione.

Che su questa proposta si vada alle elezioni europee e la campagna elettorale si misuri concretamente su quale Europa vogliamo essere e su quanto siamo disposti concretamente ad investire per l’Europa che vogliamo. E se fosse il caso, che si apra allora finaolmente il ragionamento di una Europa a due velocita di integrazione, con una zona Euro che diventi finalmente una vera Unione economica e monetaria, integrata dalle dimensioni sociale e politica.

Di fronte ad un simile dibattito per le prossime elezioni europee forse allora i cittadini ci daranno di nuovo retta, capiranno le sfide in gioco, si misureranno su sfide alternative ma concrete e usciremo tutti da questa noiosa decadenza.

Presidente, la Commissione europea giochi il ruolo di iniziativa e avrà tutto il nostro convinto appoggio. Prenda la leadership di questa scommessa politica, non ha niente da perdere, ma bensì tutto da guadagnare, per i 500 milioni di cittadini europei.

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