Formazione

Immigrazione: Caritas, più soldi per insegnare italiano

E' giusto che gli immigrati imparino l'italiano ma servono i finanziamenti per i corsi e lezioni di lingua: l'offerta pubblica e' del tutto insufficiente.

di Gabriella Meroni

E’ giusto che gli immigrati imparino l’italiano ma servono i finanziamenti per i corsi e lezioni di lingua: l’offerta pubblica e’ del tutto insufficiente. La Caritas interviene così sulle parole pronunciate dal vicepremier Gianfranco Fini, secondo il quale l’integrazione passa attraverso la conoscenza dell’italiano e l’accettazione delle tradizioni e regole del paese ospitante. ”Imparare l’italiano – osserva il direttore del Forum per l’intercultura della Caritas di Roma, Franco Pittau – e ‘ una cosa buona: si auspica che le parole del vicepremier Fini portino a incrementare i fondi in questo settore, perche’ si offrano opportunita’ formative per imparare l’italiano: il governo deve sforzarsi per mettere piu’ fondi per fare imparare la nostra lingua. C’e’ qualche iniziativa serale nell’ambito pubblico, ma le altre sono tutte del privato sociale. L’offerta da parte pubblica per curare questo aspetto dell’integrazione non e’ sufficiente”. Della stessa opinione Don Giancarlo Perego, responsabile immigrazione della Caritas. ”I corsi di alfabetizzazione – spiega – li stiamo gia’ facendo da anni e sono un aspetto importante dell’integrazione. Le affermazioni di Fini devono essere sostenute da una serie di contributi: ci vuole una attenzione maggiore alla formazione professionale che significa anche piu’ sicurezza sul lavoro. Ci auguriamo quindi piu’ incisivita’ sulle politiche sociali, che sono ancora deboli, servono piu’ finanziamenti”. Piu’ critiche le associazioni laiche che lavorano a stretto contatto con gli immigrati. Le parole di Fini, ”sembrano prefigurare una superiorita’ della cultura italiana sulle altre, mentre le logiche della superiorita’ non dovrebbero esistere”, osservano esponenti di alcune associazioni. ”Quella del vicepremier Gianfranco Fini – precisa Tom Benetollo, presidente nazionale dell’Arci – spero sia una frase interrotta. E’ giusto infatti che anche noi conosciamo le culture degli altri Paesi, a scuola come nella societa’: la convivenza civile non avviene in modo unilaterale”. Per Dino Frisullo, segretario di Senzaconfine, ”la ricchezza delle democrazia e’ la varieta’ e l’incontro delle culture. Gli italiani devono cambiare, conoscere e riconoscere l’altro almeno quanto l’altro deve conoscere e riconoscere gli italiani. Forse – aggiunge Frisullo – chi ha nel suo passato le responsabilita’ delle leggi razziali deve conoscere e riconoscere ancora un po’ di piu’ degli altri”. Frisullo ha poi raccontato che negli ultimi giorni centinaia di immigrati senza documenti sarebbero stati colpiti da decreti esecutivi di espulsione in base alla legge Bossi-Fini. ”Vorremmo capire – ha detto – se le espulsioni che stanno dando alla maggioranza di loro sono da considerarsi ostative per la regolarizzazione: in tal caso si starebbe restringendo l’area dei possibili futuri regolarizzati”. Frisullo ha anche reso noto che martedi’ alle 15 e’ prevista una manifestazione di immigrati davanti al Senato in occasione del voto del decreto regolarizzazione nelle commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro. Anche Marcello Tomassini, del coordinamento romano dell’associazione nazionale antirazzista ed interetnica ‘3 Febbraio’, non sembra avere dubbi: ”i fratelli e le sorelle immigrate devono avere l’opportunita’ di apprendere la cultura di questo posto ma al tempo stesso gli italiani devono comprendere la positivita’ delle diversita’ culturali. Dovremmo tutti quanti imparare anche dalle altre culture. Il termine interetnico vuol dire un confronto delle diversita’ culturali: noi lavoriamo per questo, siamo per una convivenza civile tra le culture”.


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