Fotografia e buone maniere: poco fa ho appreso una lezione

di Antonio Amendola

Pochi minuti fa, esattamente pochi minuti fa, ero in un bar in attesa di un caffè.

Mi si avvicina un ragazzo Down e con tono molto educato mi allunga una mano e mi fa:

“Ciao, come ti chiami?”

– confesso con un po’ di vergogna che la prima cosa che ho pensato è che mi avrebbe chiesto di comprare qualcosa –

“…Antonio…”

“piacere Antonio, io sono G.”

“piacere”

Mi sorride con fare disarmante

“Antonio, posso farti una fotografia per piacere?”

“…sì….certo, se ti fa piacere, G.”

Tira fuori una macchinetta compatta, mi inquadra. Click. Sorride, me la mostra, la riguarda e mi ringrazia.

Nel frattempo arriva il caffè e mi giro verso il bancone. Lo fa anche lui al mio fianco. Cominciamo a chiacchierare brevemente.

“Faccio il fotografo”, dice G.

“Cosa ti piace fotografare?”

“Un po’ tutto. Persone, posti, martelli, escavatori, gru, macchine. Cose così”

“Bravo G, adesso devo andare. In bocca al lupo”

“Ciao Antonio e grazie”

Nel giro di due-minuti-due ho ricevuto una freschissima lezione di fotografia. O meglio, di come ci si approccia ad un soggetto che si vuole fotografare.

Per una vita sono stato ovviamente dall’altra parte dell’obiettivo e da quando ho creato S4C ne vedo di tutti i colori. I fotografi volontari di S4C sanno bene cosa significhi trattare con rispetto un soggetto che si intende fotografare; ma nella grande maggioranza dei casi, la gente con in mano una macchina fotografica pensa che tutto sia dovuto e che sia possibile entrare a gamba tesa nella sfera intima di una persona (magari intenta nelle sue faccende) e scattare una foto.

Non è così. O almeno non sempre.

Quel ragazzo, G, mi ha messo a mio agio presentandosi, sorridendo, chiedendo il mio nome e – soprattutto – chiedendomi il permesso di scattare una foto.

Un gesto banale, un risultato scontato. Una bella lezione.

Bravo G.

Sono andato via troppo presto, ma se mai ci incontreremo nuovamente voglio presentarti a un po’ di fotografi che conosco.

Non potrà che fargli bene.

 

 


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