Dopo anni di stallo lo snodo diplomatico per comprendere equilibri e prospettive dell’America Latina torna ad essere Cuba. Da quando infatti, lo scorso 4 novembre, Barak Obama ha vinto le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, i suoi consiglieri per la regione e alcuni tra i massimi dirigenti cubani hanno cominciato un fitto dialogo per l’eliminazione dell’embargo che, dal 1962, Washington impone all’Avana.
Se, ipoteticamente, il blocco fosse eliminato il prossimo 20 gennaio, quando Obama si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca, se venissero eliminati tutti i veti introdotti dall’amministrazione Bush e fosse consentito ai cinquanta stati che compongono la federazione statunitense di investire senza vincoli a Cuba, si stima che nell’arco di dodici mesi arriverebbero all’Avana 4,5 milioni di nuovi turisti statunitensi. Per un’isola di 11 milioni di abitanti dove solo qualche settimana fa è stata concessa dal governo Castro la possibilità alle famiglie di aprire agriturismi, quali sarebbero le conseguenze pratiche?
Insomma, al di là dei proclami, oggettivamente, chi secondo voi tra Stati Uniti e Cuba è a favore dell’eliminazione graduale dell’embargo, per “un percorso condiviso” e per una sorta di road map che consenta di ricalibrare il tutto e chi, invece, vorrebbe toglierlo tutto di un botto?
Per approfondire il tema potete leggere questo mio articolo pubblicato sul quotidiano Europa
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