Martedì 27 gennaio me ne stavo tranquillamente spaparanzato sul mio divano. L’unica attesa, per me milanista dalla fede incrollabile, era Genoa Milan del giorno dopo. Per il resto avevo in programma la solita Scooperation, rubrica sulla cooperazione che curo per il settimanale Vita, e un’intervista telefonica per La Stampa al senatore Edoardo Matarazzo Suplicy. Mandata la rubrica a Vita chiamo il gabinetto del senatore e comincio a farmi raccontare il suo punto di vista sul caso Battisti, che Suplicy conosce e aveva visitato, nel carcere di Papuda, vicino a Brasilia, il giorno prima. Fuori pioviggina, le mie sinaspsi seguono la giornata uggiosa e sono ben liete di poter nulla fare, almeno sino al venerdì. Per telefono mi faccio raccontare i tratti salienti del dialogo tra Edoardo e Cesare e due giorni dopo l’intervista sarebbe stata pubblicata con ampio risalto sul quotidiano torinese. Per la cronaca, se volete, qui c’è il link all’articolo. Assonnato anche per la ricchezza di dettagli di cui è prodigo il senatore, noto in Brasile per la sua onestà e la sua logorrea, tutto d’un tratto casco dal divano quando Suplicy mi dice: “Manzo, ma a lei interesserebbe un’intervista con Cesare Battisti?”… (continua)
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