Mondo

Lula, Berlusconi e Battisti

di Paolo Manzo

“Qualunque decisione prenderò in assoluta sovranità sul caso di Cesare Battisti, sono certo che non intaccherà minimamente i rapporti con Italia”. Risponde così il presidente del Lula nella conferenza stampa congiunta con Silvio Berlusconi ai giornalisti e, con un viso insolitamente teso, aggiunge che “non sa quando deciderà”, che lo farà solo quando avrà ricevuto “il parere dell’Avvocatura Generale dell’Unione”, ovvero l’istituzione verde-oro che consiglia il presidente e l’esecutivo e che, in ogni caso, si tratterà di una “decisione giuridica e non politica”. Stessa tensione sul volto di Berlusconi dal momento che i due presidenti tra di loro, in questa visita ufficiale incentrata sugli accordi commerciali, del “caso Battisti” non hanno parlato. Lo confermano le delegazioni diplomatiche di entrambi i paesi. Di notizie importanti su Battisti, tuttavia, dal Brasile ieri ne sono arrivate almeno due. La prima è che se nelle elezioni del prossimo ottobre venisse eletta presidente Dilma Rousseff – la candidata appoggiata da Lula – non esiterebbe ad estradarlo in Italia. “Se dovessi essere io a decidere – ha dichiarato pubblicamente per la prima volta la delfina di Lula – confermerò la decisione del Supremo Tribunale Federale”, ovvero il massimo organo giuridico brasiliano che lo scorso novembre diede l’ok all’estradizione di Battisti, rimettendo però la decisione finale al presidente della Repubblica. Che sino al 31 dicembre di quest’anno sarà Lula. Poi però il giorno dopo verranno passate le consegne al suo successore, ossia la già citata Dilma – in testa ai sondaggi e favorita – oppure l’attuale governatore di San Paolo José Serra, anche lui candidato e favorevole all’estradizione. La seconda notizia relativa all’ex terrorista dei Pac è invece meno buona per l’Italia: il nuovo direttore della Segreteria brasiliana di Giustizia, organo importante che potrebbe influenzare Lula nel decidere prima della fine del suo mandato, è Pedro Abramovay, uomo di fiducia di Tarso Genro, l’ex guardiasigilli verde-oro che concesse il rifugio a Battisti.


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