«Allora ho fatto un passo indietro, mi sono messo sotto l’arcata della porta, ho chiuso gli occhi e, da lì, ho sparato la prima raffica». Chi parla è il sergente Mario Terán Salazar, il militare boliviano che racconta ai suoi superiori come uccise Che Guevara. Sino ad oggi la dinamica dell’esecuzione del mito per eccellenza dei rivoluzionari di tutto il mondo era sconosciuta, con l’ex agente della Cia Félix Rodríguez che da Miami, per anni, se ne era attribuito il merito perché il sergente in questione, estratto a sorte per uccidere il Che, non avrebbe avuto «il coraggio di sparare».
«IL CHE CADDE CON LE GAMBE SFRACELLATE»
Così invece non fu e ieri il quotidiano spagnolo El Mundo, dopo un anno di ricerche in Bolivia da parte di due suoi reporter investigativi, Ildefonso Olmedo y Juan José Toro, è riuscito nella storica impresa di intervistare Mario Terán Salazar ma, soprattutto, ha avuto accesso al verbale che lo stesso sergente fece ai suoi superiori dell’epoca, chiarendo la precisa dinamica dell’esecuzione di Che Guevara, eliminato un giorno dopo la sua cattura, il 9 ottobre del 1967 a La Higuera, sparuta località del sudest boliviano.
Per leggere il seguito leggi il mio articolo originale pubblicato su Vanity Fair
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