Politica

Sanremo, Povia, i gay, la solidarietà

di Riccardo Bonacina

A spizzichi e bocconi, nell’arco di due serate di Festival, sono riuscito a farmi un’idea su alcune polemiche che ne hanno accompagnato il debutto e le prime giornate. Provo a condividerle con voi.

Povia, la sua canzone e le polemiche dei movimenti gay. La sua canzone, Luca era gay, è stata preceduta da un’infinità di polemiche e di ricostruzioni anche abbastanza fantasiose sul testo. Dopo aver chiesto la “censura” (sic) della canzone è addirittura è sorto un Comitato per la liberazione da Povia, che sabato manifesterà proprio a Sanremo e che ha comunuqe conquistato spazi sulla ribalta sanremese. Durissimi Franco Grillini, presidente di Arcigay, che dal palco di Sanremo dice: “Impari cos’è la felicità da noi gay”, e Luxuria che in un apposito comunicato afferma: “La canzone di Povia si è confermata, come da previsioni, un trionfo di banalità e luoghi comuni che non riuscirà a modificare il nostro buon umore e la nostra esemplare gaiezza». Ho ascoltato la canzone che sarà sì zeppa “di banalità pseudo psicologiche”, come è stato detto, ma non mi pare per nulla piena “di livore antigay”. Si tratta di un racconto con addirittura attenzioni politically correct, si dice nel testo “Questa è la mia storia, solo la mia storia, nessuna malattia nessuna guarigione”. Assediato anche dai giornalisti, Povia se n’è uscito con questa risposta alla domanda: “Cos’è l’omossesualità?”, “A questo punto penso sia una religione”. Non so quanto Povia abbia detto la frase con qualche coscienza, certo è che la frase ha un senso se riferita al furore di parte di alcuni movimenti gay arrivati a invocare la censura.

Chi scrive, deve quasi tutto a una persona dichiaratamente omosessuale come Giovanni Testori. Nell’ultima intervista che gli feci in Ospedale poche settimane prima della sua morte (il 16 marzo 1993), si ragionava su una decisione del Comune di Roma di dar vita ad una delega specifica per le persone omossessuali, invocata, guarda un po’ anche allora, da Grillini. Ecco cosa rispose Testori: “Sono contrario, perché prima di tutto separa un’altra volta: si fa tanto perché non siano separati e poi questa legge che riguarda solo gli omosessuali trovo che li timbri due volte. E poi perché se si toglie la parola diversità e ogni preconcetto, l’omosessualità è una condizione che può essere furentemente positiva. Diverso come è diverso ciascuno di noi. Solo però se la si vive nella sua drammaticità, se non la si stende e non la si esibisce”. Cioè se non diventa una religione, con i suoi papi i suoi precetti, i suoi dogmi di felicità e le sue censure. (lintervista completa la trovate qui).

Sanremo e la solidarietà.

Il Festival solidale (un classico di Bonolis) tornerà stasera al Teatro Ariston. Questa volta l’iniziativa, in collaborazione con il Consorzio Lotterie Nazionali e i Monopoli di Stato che hanno lanciato la Lotteria Sanremo 2009: sosterrà l’assistenza domiciliare gratuita ai bambini affetti da gravi handicap, promossa dalla Onlus Ce.R.S. con il suggestivo nome Adotta un angelo. Speriamo che le cose vadano diversamente da come andarono nel 2005 con la raccolta a favore del progetto “Avamposto 55” che aveva l’obiettivo di costruire un ospedale a Nyala in Darfur in collaborazione con la Cooperazione italiana e il Segretariato sociale della Rai . L’iniziativa fu lanciata in pompa magma nel febbraio 2005 nella Conferenza stampa di presentazione del Festival. L’obiettivo era quello di raccogliere un milione di euro, e, dichiarò Bonolis “quello sarà raggiunto a conclusione del Festival di Sanremo, anche se la risposta dei telespettatori non dovesse essere in quella misura”. Lo stesso Bonolis si impegnò in prima fila con il suo Festival: “Comunque vada – disse Bonolis -, quella cifra sarà raccolta, non c’è dubbio su questo”. Bonolis fece anche che i quattro sponsor principali (Vodafone, Fiat, Actimel Danone e MSC Crociere). Le cose andarono ben diversamente. Seguiamo la vicenda con gli articoli di Vita. 02 gennaio 2006 Quando la TV accende i riflettori: Carlo Romeo, qualche mese dopo precisa: Raccolti 450mila euro e dice “È vero, ci aspettavamo di più, ma non possiamo obbligare nessuno a donare”. 7 dicembre 2006. Darfur: il giallo dell’ospedale italiano. 12 dicembre 2006. Darfur: c’è del marcio a Nyala, Nei due articoli Vita denuncia che l’ospedale costruito a Nyala, nel Darfur meridionale, con i fondi della Cooperazione internazionale italiana e le donazioni dei telespettatori sensibilizzati da Paolo Bonolis a Sanremo 2005, è “de facto” chiuso.. Insomma un fallimento su tutti i fronti. Dal Festival arrivarono alla fine meno di 350 mila euro. L’unico dato certo, perché le ricevute sono state mostrate alle telecamere, è che Povia ha donato 35 mila euro (il 10% dell’intera somma). Di quanto abbiamo donato Bonolis, le case discografiche, i quattro sponsor reclamizzati sul palco dell’Ariston e gli altri cantanti non si sa nulla. Di certo poco, pochissimo. E ora, che fine ha fatto Avamposto 55? La risposta nella lettera di Mohammed S. Abdelkarim, segretario dell’ospedale, spedita alle autorità italiane a fine 2007: «I 25 dipendenti non hanno più ricevuto lo stipendio dal maggio 2007; nessun bonifico è arrivato dall’Italia; nessun medico è stato inviato in loco». Visti i risultati, speriamo che il Sanremo ’09 organizzi la solidarietà con più attenzione…


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