Famiglia

Adozioni in lista d’attesa

Sono 25 mila le coppie che in Italia vorrebbero adottare.Ogni anno sono presentate oltre 6000 domande,ma solo 2000 vengono esaudite.Un quinto rispetto alla Francia.

di Gabriella Meroni

In Italia c?è un esercito di 50 mila persone che aspettano un figlio, ma lui non arriva mai. Sono le 25 mila coppie di aspiranti genitori in attesa di un bambino da adottare, dall?Italia o dal resto del mondo, e che sono costrette ad attendere, alcuni da mesi, molti da anni. Le adozioni sono bloccate. Strette in un collo di bottiglia che non si riesce ad allargare: nel 1997, a fronte di oltre 6200 nuove domande di adozione presentate, il 9% in più rispetto al ?96, ne sono state smaltite poco più di 2000. Un saldo passivo di 4200 richieste. In Francia, tanto per fare un esempio, solo nei primi quattro mesi del 1998 più di 3500 domande sono state esaudite (in Italia, nello stesso periodo solo 904). E intanto le coppie italiane aspettano: ci sono quelle che dopo aver pellegrinato anche per due anni tra tribunali e assistenti sociali per ottenere la dichiarazione di idoneità – i requisiti indispensabili sono un buon lavoro, una buona salute e un buon equilibrio – rimangono poi in lista d?attesa anche tre o quattro anni prima di ricevere la telefonata che annuncia: c?è un bambino per voi. Una vera lotta che va assomigliando sempre più a una lotteria. Col risultato che magari chi ha già adottato e vorrebbe dare un fratellino al proprio figlio si vede precipitare in fondo alla lista, «perché bisogna dare un?opportunità anche agli altri» come si è sentito dire un giornalista milanese padre di un bimbo brasiliano di 6 anni. Con la nuova legge italiana (la 476) che ha ratificato la Convenzione dell?Aja tutto dovrebbe cambiare, o almeno così hanno annunciato i giornali. Massimo sei mesi, e l?idoneità è assicurata. Controlli a tappeto sugli ingressi. Congedi di maternità e sgravi fiscali per le spese di adozione. Insomma, una serie di vantaggi che dovrebbero risolvere la situazione. Ma ecco la prima sorpresa: la 476 è in vigore, ma non operativa perché manca ancora del regolamento. Gli uffici indispensabili al funzionamento (Commissione ministeriale per le adozioni, albo degli enti autorizzati) non esistono ancora. Ed ecco la seconda sorpresa: le 25 mila domande giacenti non godranno del nuovo regime. Per loro si va avanti come sempre, con gli stessi tempi, le stesse attese e le stesse incertezze di prima. Due coppie su tre “si arrangiano” Come stupirsi allora se due coppie italiane su tre decidono di fare da sole? La legge non lo vieta, così molti aspiranti genitori si mettono la dichiarazione di idoneità in tasca («una licenza di caccia», l?ha definita il presidente del tribunale dei minori di Roma, Luigi Fadiga) e partono alla ricerca di un bambino. La loro meta preferità è l?Est europeo, specie Russia e Romania dove i controlli sono meno rigidi e le famiglie più povere. A Verona c?è addirittura un?associazione di genitori fai-da-te orgogliosi di esserlo, il Nadia, diretta da Angiolino Castioni, professione poliziotto. «Avevo inoltrato regolare domanda al tribunale ma non sono mai stato convocato» dice Castioni. «Così dopo due anni di attesa sono partito per il Brasile. Mi avevano detto che lì c?era un avvocato pratico di queste cose. Dopo poche settimane sono tornato in Italia con una bellissima bimba di cinque mesi. La mia primogenita». Sì perché il signor Castioni ci ha riprovato e l?anno scorso ha adottato un maschietto di 6 mesi. E ora aiuta altri genitori a fare come lui. «Abbiamo un avvocato in Brasile e uno in Russia che ci procurano i bambini. Chi viene da noi in 6 mesi ha un figlio». Ma come fate a essere sicuri che i bambini siano abbandonati e non strappati alle loro famiglie, magari comprati? «Ci fidiamo dei nostri intermediari, in sette anni non abbiamo mai avuto problemi». E si vede: nel ?98 il Nadia ha concluso 82 adozioni (solo 3 enti autorizzati sui 20 hanno fatto meglio) per una spesa di 20 milioni a famiglia. Ma quale sia stato il vero prezzo di questi bambini, nessuno lo saprà mai. La caccia ai bambini poveri Esperienze come quelle del Nadia termineranno all?entrata in vigore della 476, che non permette ai consolati italiani di rilasciare visti ?per adozione? a bambini che non saranno registrati, già abbinati ai genitori, presso un ente autorizzato e alla Commissione ministeriale. Ma non è detto che, eliminato un problema, non ne sorgano altri. La pratica condotta attraverso gli enti autorizzati infatti non sempre fila liscia; anche qui le attese possono essere estenuanti e la selezione delle coppie più rigida di quella dei tribunali. Ora toccherà a enti e servizi sociali “Gli enti autorizzati non la raccontano giusta” dice Roberto Zucchetti dell?associazione Famiglie per l?accoglienza. “Selezionano le coppie respingendone un buon numero perché non hanno bambini da dare in adozione a tutti. Non è colpa loro, ma dei tribunali stranieri, spesso lenti e intasati di richieste: in certi Paesi c?è una vera caccia al bambino da parte delle organizzazioni occidentali, è una questione anche di pubbliche relazioni. Chi è più bravo riesce a farsi assegnare più bambini. E purtroppo l?Italia non è tra le nazioni più considerate”. Ancora una volta le cifre confermano: su 2714 ingressi di minori con visto per adozione nel ?98, circa 900 sono passati attraverso gli enti autorizzati, secondo le loro stesse stime. Un misero 33%. Gli enti autorizzati da parte loro hanno parecchi motivi per lamentarsi. Tra pochi mesi, eliminato il sommerso, il loro lavoro triplicherà. In mancanza di un regolamento, leggono e rileggono la legge, ma con modesti risultati. «Cosa dobbiamo fare, come dobbiamo muoverci? Nessuno risponde» accusa Daniela Bertolusso, presidente degli Amici di don Bosco di Torino. «Per ora continuiamo a lavorare come prima, in attesa di essere convocati per le nuove verifiche, previste dalla legge, e anche per sederci a un tavolo tutti insieme. Cosa mai avvenuta in 16 anni di legge sulle adozioni». «La prima cosa da fare sarebbe stata l?informazione sulla nuova normativa» aggiunge Valeria Rossi Dragone, presidente del Ciai (Centro italiano adozione internazionale). «Invece nessuno la conosce. La prova? Il numero di coppie che si rivolgono a noi non è aumentato dopo la ratifica». «Le procedure della nuova legge sono troppo complicate» dice don Franco Corbo del Gruppo Solidarietà di Potenza. «Temo che la nuova burocrazia sarà peggiore della vecchia». Dal Ministero degli Affari sociali presso cui dovrà sorgere l?onnipotente Commissione assicurano di lavorare a pieno ritmo. «Siamo nei tempi» fa notare il responsabile dell?area minori e vice capodipartimento Paolo Onelli. «Entro quattro mesi metteremo a punto il regolamento, molto complicato perché deve dar vita a organismi nuovi. Poi ci saranno le verifiche sugli enti e una riorganizzazione complessiva. Credo che le adozioni con il nuovo sistema partiranno già dal 2000». Non teme che nella fase transitoria, quando ci sarà il ?doppio canale? per le adozioni vecchie e nuove si potrà creare qualche ingorgo? «No, ci sarà il tempo per mettere a regime il nuovo sistema e abbandonare il vecchio», risponde Onelli, «La legge assegna un ruolo diverso a ciascuna delle parti, dai servizi pubblici alle associazioni. Un decentramento che snellisce le procedure». Tribunali e servizi sociali saranno in grado di dare risposte agli aspiranti genitori entro i pochi mesi richiesti dalla normativa? «La legge prefigura tribunali e servizi che funzionano» riconosce Onelli. Ma è proprio questo il punto: come sia possibile che strutture che funzionano in modo farraginoso e contradditorio possano mettersi a regime e rivoluzionare la loro natura profondamente burocratica.”Sui servizi, in particolare, ricadrà la responsabilità della valutazione delle coppie. Ovviamente andranno potenziati”. Sì, ma quando? L?attesa continua. L?inchiesta di “Vita” sulle adozioni internazionali non si ferma qui. Dopo questa prima puntata dedicata ai problemi della nuova legge, alla procedura e alle difficoltà di chi desidera un figlio da un altro Paese, nel prossimo numero vi daremo tutte le informazioni su come si può fare per adottare un bambino. Le associazioni a cui rivolgersi, i canali sicuri, gli indirizzi, i costi e i numeri per orientarsi in questo universo complicato. In Italia e in Europa. Adozioni in cifre Bambini stranieri adottati in Italia nel’97:2095 Domande di adozioni internazionali presentate nel 1997: 6217 Domande giacenti al 31/12/97:21121 Percentua di adottati tramite enti nel’97:28% dalla Russia nel 1995:255 nel 1997:561 (+120%) dalla ROMANIA nel 1995:706 nel 1997:242 (-190%) Cosa prevede la legge 1) La coppia si rivolge al tribunale per i minorenni per presentare la dichiarazione di disponibilità all?adozione. Il requisito base previsto dalla legge per adottare è che i genitori siano sposati da almeno tre anni. 2) Una volta ricevuta la dichiarazione di disponibilità il tribunale incarica i servizi sociali di effettuare indagini di carattere socio-culturale, sanitario e psicologico sulla coppia. L?indagine può durare svariati mesi. NUOVA LEGGE: I servizi sono obbligati a trasmettere la relazione entro 4 mesi dalla dichiarazione di disponibilità della coppia ad adottare. 3)Il tribunale esamina la relazione dei servizi e decide se sussistono i requisiti per adottare. Il tribunale non è obbligato ad approfondire le indagini dei servizi sociali ma può farlo a sua discrezione. NUOVA LEGGE: La dichiarazione di idoneità o non idoneità del tribunale deve arrivare entro 2 mesi dalla presentazione della relazione. Da qui in poi vecchia legge e nuova legge hanno due percorsi diversi: così oggi ENTE O FAI DA TE? La coppia una volta ottenuta l?idoneità può decidere se rivolgersi a un ente, autorizzato o no, oppure fare da sé, recandosi di persona in un Paese straniero e prendendo contatti con la magistratura locale. Se segue il canale degli enti autorizzati, questi lo aiutano a organizzare il viaggio, a preparare i documenti, a prendere contatti con i tribunali stranieri seguendo le vie ufficiali, fino al rientro in Italia. VIAGGIO A SCHEMA LIBERO Chi decide per il ?fai da te? deve ottenere la sentenza di un magistrato straniero che dichiara l?adottabilità del bambino, fare il passaporto del minore e poi andare al consolato italiano. Questo chiede al ministero degli Esteri il permesso per rilasciare un visto ?per adozione?; una volta ottenuto il via libera (la Farnesina ha l?obbligo di risposta entro 36 ore), il bambino ottiene il visto e può entrare in Italia. MATERNITA? SOLO ENTRO I TRE ANNI Le lavoratrici che adottano bambini possono avvalersi dell?astensione dal lavoro retribuita per 3 mesi, ma solo se il bambino ha meno di 6 anni; in seguito può usufruire dell?astensione facoltativa (al 30% della retribuzione) ma solo se il bambino non ha ancora compiuto i 3 anni. PAGA LA FAMIGLIA Le spese sostenute dai genitori per l?adozione sono a loro carico senza agevolazioni. così dal 2000 SOLO ENTE Il decreto di idoneità deve essere trasmesso immediatamente a un ente autorizzato cui la coppia conferisce incarico, che d?ora in poi dovrà seguire la coppia in tutti i passaggi della procedura di adozione. VIAGGIO ORGANIZZATO L?ente autorizzato fa da tramite con un organismo equivalente nel Paese straniero (se esistono accordi bilaterali in questo senso) oppure con i tribunali. Questi segnalano all?ente lo stato di adottabilità di un bambino (proposta di abbinamento), l?ente convoca la coppia e se questa accetta informa della decisione la Commissione ministeriale, il tribunale dei minori italiano e i servizi sociali. Così quando i genitori adottivi vanno a prendere il bambino e chiedono il visto lo ottengono soltanto in virtù del fatto che il loro abbinamento è stato registrato in Italia. Non sarà più possibile ottenere visti per adozione senza passare dai canali ufficiali. MATERNITA? FINO A SEI ANNI Le lavoratrici hanno diritto all?astensione di 3 mesi anche se il bambino ha più di 6 anni; l?astensione facoltativa di 6 mesi è estesa fino al compimento dei 6 anni del bambino. Inoltre è previsto un congedo di durata pari al periodo di permanenza all?estero dovuto all?adozione. LO STATO DA? UNA MANO Le spese sono deducibili fino al 50%. La legge però non ha ancora definito a quali spese si riferisce ( ad esempio non si sa se sono comprese le spese di viaggio). ETà e COPPIE DI FATTO: Resta inalterata tra vecchia e nuova legge la differenza di età tra adottato e adottante (che non deve superare i 40 anni), e il vincolo del matrimonio (non possono adottare coppie di fatto e singoli).


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