Se anche a voi è capitato ultimamente di assistere ad eventi, incontri culturali, presentazioni, dibattiti (del terzo settore, ma non solo), forse sarà rimasta la sensazione di aver assistito ad un atto magari utile, ma poco piacevole. Girando spesso l’Italia in lungo e in largo per seguire o partecipare a dibattiti e convegni, a me succede spesso e ho maturato una sorta di decalogo (semiserio) per rendere più piacevoli, oltre che utili, i momenti in cui le persone prestano parte del loro tempo, magari a pagamento, per acquisire conoscenze.
Eccoli qua, ditemi che ne pensate (e facciamolo anche per le “vittime dei dibattiti”):
1) Non fate durare le sessioni più di un’ora e mezzo. L’effetto corazzata Potëmkin è sempre dietro l’angolo.
2) Fate moderare a qualcuno. Non scegliete per forza i giornalisti, molti giornalisti sanno fare bene il loro mestiere, ma non sanno comunicare né mettere in collegamento le persone che partecipano ai tavoli. Scegliete un comunicatore! (e magari pagatelo).
3) Ponete questioni, o domande, ai relatori. Meglio dare input per governare il dibattito: pretendete sempre risposte al massimo di sette-otto minuti. Se serve fate due o più giri, ma sempre brevi. Ai relatori, specie quelli barbosi, ricordate sempre che l’attenzione è come una sigaretta, dopo un po’ finisce.
4) Spiegate sempre l’oggetto del dibattito, non date nulla per scontato: può essere ridondante, ma deve essere chiaro di cosa si parla e quali sono gli obiettivi.
5) Rottamate i saluti istituzionali. Fate salire al tavolo, o sul palco, i rappresentanti istituzionali (assessori, presidenti, sindaci) stringete loro la mano e ringraziate. Fateli vedere e fotografare, ma poi basta. Vi ringrazieranno, oltre che il pubblico, i politici stessi perché li avrete salvati dal grigiore dei saluti istituzionali.
6) Se volete comunicare l’evento (a cominciare dai social network), abbandonate il solipsismo: non comunicate a senso unico, ma cercate il dialogo con quelli che sono presenti e fuori. Meglio un tweet in meno, ma un dialogo in più. Privilegiate le connessioni rispetto all’esibizionismo!
7) Usate e fate usare l’ironia, raccontate le storie. Parlano molto più di mille teorie.
8) Favorite il dialogo fra i relatori: al dibattito partecipano persone in carne ed ossa che possono parlare anche fra di loro: fateli dialogare, anche se sono in disaccordo, altrimenti sembra che ognuno, in modo adempimentale, svolga solo un compitino richiesto
9) Usate i format televisivi, ma riempiteli di cuore e umanità. Non disdegnate i supporti audiovisivi o di altro genere, ma senza esibizionismo: devono essere utili e azzeccati.
10) Concludete! Alla fine una sintesi, non boriosa, ma rapida, è importante. Usate i “take home message“: fate in modo che ogni ascoltatore si porti a casa qualcosa di utile. L’ultima parola, e le ultime sensazioni, devono essere positive perchè rimangono appiccicate alle persone. Se avrete speso soldi per l’evento, saranno spesi meglio.
Vi prego, arricchite questo decalogo e poi creiamo una campagna per il non profit. Chiamiamola “L’evento sostenibile!”
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