Quattordici volontari a piedi ed un carro di 109 anni trainato a mano sono partiti da Sestri Levante venerdì 17 maggio. In una settimana hanno percorso 307 chilometri. Una splendida fatica con un significato profondo: coltivare la tradizione del volontariato, la fratellanza fra i volontari e traghettarla verso il futuro.
Il carretto venne costruito dalla ditta Trinci di Pistoia nel 1904. Aveva le ruote con lo stesso scartamento dei binari dei tram delle città: serviva a soccorrere la popolazione più velocemente. Il mondo cambiava. Poi a cambiare, del carretto, sono state solo le ruote, il resto è ancora solidamente quello del 1904. Da 40 anni viene usato per le cerimonie storiche. Dal 17 maggio, ogni sera, una pubblica assistenza nel cammino da Sestri Levante a Bologna ha celebrato una piccola grande cerimonia storica: l’accoglienza della carovana e l’omaggio alla storia delle pubbliche assistenze.
Una cena in compagnia e poi il meritato riposo per la ripartenza del giorno dopo: dieci ore di cammino perché con il carretto non si potevano superare i 5-6 chilometri orari. Cinquanta chilometri circa al giorno. I più duri quelli della prima tappa: un gran premio della montagna con nove chilometri di salita sul Passo dei Giovi a circa 500 metri al livello del mare.
La destinazione del carretto era Bologna. L’arrivo ieri sera al meeting nazionale dell’associazione nazionale delle pubbliche assistenze.
“Trainavamo in due per un’ora a testa -racconta Paul Tacchino, uno dei volontari protagonisti di questa impresa-. Una squadra ha organizzato meticolosamente il viaggio del carretto, con il supporto di un pulmino, un’autoambulanza e due camper da sette posti”.
Paul, Nicolas, Francesco hanno organizzato ogni singolo aspetto insieme agli altri volontari di Sestri Levante. Poi la partenza e dopo il primo giorno la lenta discesa verso la Pianura Padana tagliata in due dalla carovana dei volontari. Tortona, Voghera, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Bologna. L’arrivo emozionante, in mezzo alle lacrime dei volontari di tutta Italia. Quel semplice e vecchio carretto ha trasportato a Bologna le sensazioni di un secolo di volontariato.
“È un messaggio -racconta Paul- dato dai giovani che hanno scelto di camminare per 307 chilometri con un vecchio carretto. Non bisogna lasciare dietro le tradizioni e i valori che ci hanno portato ad essere quello che siamo. Il volontariato non è solo salire su ambulanza in codice rosso, ma dimostrare che anche con una lettiga si riusciva a fare soccorso”.
Sotto le scarpe dei volontari è scritto un diario che parla a tutti.
Una piccola enciclopedia dei valori di accoglienza, amicizia, fratellanza che le nostre terre sono capaci di fare.
“L’Emilia -ci dice Paul- con cui avevamo condiviso il momento del terremoto, ci ha dato una lezione. Dal primo momento abbiamo capito la mentalità emiliana, proprio la stessa che ha reagito al terremoto. I ragazzi dicono: l’Emilia ci ha cambiato la vita. Da Piacenza a Modena è stato un filo unico di fraternità e accoglienza quasi regale, fraternità e una cucina eccezionale”.
Un’accoglienza ricambiata con il carretto che si è fermato davanti alla stazione di Bologna a ricordare la strage del 1980. Un minuto di memoria che ha intrecciato un secolo di solidarietà con un momento oscuro della nostra storia. La storia si ripulisce anche così.
La lezione? Ce la dice ancora Paul. “Non esistono Paesi, città, regioni. Non ci sono frontiere. Abbiamo avuto bisogno di un carretto di 110 anni per impararlo”.
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