Volontariato

Una moratoria sugli elogi al volontariato

di Giulio Sensi

Leggo divertito questo intervento sul Corriere di Lecco del sig. Piero Corti che si rallegra di una notizia letta sul medesimo giornale. La notizia riguardava un presunto calo della presenza di associazioni in provincia di Lecco.

Il sig. Corti considera questo calo una buona notizia, capace di farlo gioire dal momento che il fenomeno del volontariato non conosce dalle sue parti gli eccessi che si verificano altrove. L’autore della missiva ammette di aver approfondito la questione da autodidatta, scoprendo con sconcerto che nella regione apparentemente più virtuosa d’Italia in fatto di volontariato, la Valle d’Aosta, esiste una onlus ogni 68 abitanti. Uno scandalo.

Si rende conto? -interpella il direttore del Corriere di Lecco-. Praticamente c’è una associazione di volontariato per condominio. Tutto questo zelo lascia perplessi, visto che, alla fine dei conti, queste belle associazioni, chi più chi meno, bussano alle casse di Comuni, Province e Regioni ottenendo spesso cospicui finanziamenti”.

Sempre secondo il sig. Corti le attività del volontariato in ben pochi casi sono realmente indispensabili o utili, in genere sono “un gran spreco di tempo e di soldi ed una puerile esibizione di vanità: ho visto volontari sfoggiare fosforescenti divise e sbracciarsi alle sagre paesane, dove l’unica emergenza riguarda salamelle e costine che rischiano di bruciare”.

Che le convenzioni, le quali hanno mille difetti e hanno generato alcune storture, siano cospicui finanziamenti è un luogo comune per fortuna poco diffuso in Italia dove invece il volontariato gode di molta stima e fiducia, anche perché sta sempre più stretto fra la mole di attività e le risorse sempre più esigue.

Una stima e una fiducia che, spesso, nel discorso pubblico si trasformano in elogi vuoti di contenuti che, a mio modesto avviso, sono altrettanto dannosi e molto più diffusi dei pregiudizi opposti. Dannosi perché sottovalutano o nascondono i naturali problemi che, nel rapporto con il pubblico e con il sociale in genere, l’opera del volontariato incontra.

Girando l’Italia e trovandomi spesso ad eventi e conferenze del e sul volontariato, noto che gli elogi sono ancora molto diffusi, soprattutto fra i politici. “Siete la parte migliore del Paese”, “L’esercito del bene”, “Senza di voi l’Italia si fermerebbe”, “Siete imprescindibili”, “Siete un esempio per tutti”, “Una risorsa per il Paese. Mantra che ogni assessore  ripete ad ogni evento prima di andarsene per occuparsi di problemi “seri”.

Per carità, questi elogi sono fondati su un’idea positiva e un merito storico e attuale che sarebbe folle negare. Ma se invece di gratificare il volontariato ad ogni occasione utile -magari in terza persona o con un voi generico-, la politica fosse più in grado di costruire insieme a lui le risposte comuni, l’Italia migliorerebbe di più di quello che sta facendo adesso.

Allora dalle colonne dell’Involontario propongo una moratoria sugli elogi al volontariato: usiamo il tempo dei saluti di rito per parlare di come rispondere insieme alle esigenze che lievitano o approfondire i problemi stessi. Non c’è bisogno di elogi, ma di più concretezza.

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