Volontariato

Sbatti la depressione in prima pagina

di Giulio Sensi

“Da tempo soffriva di crisi depressive”, “soggetto a crisi depressive”, “soffriva di depressione” e espressioni simili sono diventate il pane della cronaca nera. Nel riportare notizie che non conoscono, prese per lo più dalle agenzie di stampa, i giornalisti italiani hanno scoperto da tempo una strana attitudine dei depressi ad ammazzare amici o familiari. O ad ammazzarsi. 

Prestate attenzione alle cronache e scoprirete questa capacità del giornalismo italiano a creare sempre una sorta di alibi del carnefice degli altri o si se stesso: che sia la nazionalità di origine, che siano le sue dipendenze, che sia il suo stato di salute mentale finisce sempre per essere disseminata nella notizia un’espressione, una parola magica presta al il frettoloso cervello dello spettatore, dell’ascoltatore o del lettore la possibilità di tirare un sospiro di sollievo (era malato) o rafforzare le proprie convinzioni sociali (sono soprattutto gli stranieri a delinquere).

Celando, male, tristi tautologie.

Perché è chiaro che i protagonisti di questi fatti di cronaca vivano dei disagi, ma come si fa a sapere che si tratta di depressione? E se anche si fosse in possesso di una acclarata diagnosi di disturbo mentale somministrata in precedenza all’autore di un gesto violento, come è possibile ridurre tutto a questo disagio? Quanto è più complicata la vita di un uomo o di una donna?

La depressione è l’ultima frontiera del luogo comune, c’è sempre di più in mezzo a qualche problema o fatto violento. Quasi che scavare dietro ai malesseri e ai disturbi di chi si riduce a suicidi o gesti violenti, spesso omicidi o femminicidi, sia un modo per mostrare che il disagio o il disturbo mentale genera mostri.

Chissà poi come nascono certe notizie, chissà cosa c’è dietro a queste terribili storie, chissà come mai alla fine innescano quell’automatismo che ti fa pensare che sia proprio la depressione ad aver ucciso e non la persona, magari anche depressa, ad averlo fatto. Con il risultato che ogni depresso può diventare un potenziale omicida o suicida con lo stesso meccanismo secondo cui una persona con disabilità può facilmente diventare un truffatore, o comunque qualcuno da cui guardarsi bene, per il fatto che alcune persone senza disabilità truffino lo Stato facendosi corrispondere pensioni di invalidità.

Allora si capisce come mai sarebbe veramente meglio se il giornalismo tacesse su certi fatti, specie su quelli scandalosamente tragici e tristi. O se non può farlo almeno omettesse alcuni, non provati né documentabili, particolari e riportasse le notizie per quello che sono, non per quello che ci fa comodo ascoltare.

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