Dai su, basta ipocrisie. Ciò che ha affermato Jovanotti sul “lavoro gratis” -sarebbe meglio dire sull’impegno gratuito- non ha nulla di scandaloso, anzi è un valore. E non vale solo oggi che di lavoro, soprattutto per i giovani, ce n’è meno. E’ sempre stato così: fare esperienze e impegnarsi temporaneamente in opere che possono essere anche assimilate a lavoro vero e proprio non è nulla di scandaloso, permette, come ha detto il cantante, di confrontarsi e misurarsi, di ricevere qualcosa. “Per me quel volontariato lì era una festa anche se lavoravo alla sagra della ranocchia…Mi dava qualcosa”. Per molti di noi, e di voi, è stato così anche se non vi siete, non ci siamo, mai sentiti sfruttati.
Preoccupa più semmai, diciamolo, che alcune attività che un tempo erano prese in carico volontariamente dalle comunità e dalle persone -ed erano momento e occasione di creazione di legami sociali e anche di opportunità- oggi siano invece governate solo da logiche economiche. Un esempio? Proprio alcune sagre di cui ha parlato Jovanotti: è peggio che ci siano ragazzi che lavorano gratis e si divertono e fanno amicizia o che alla fine diventino quasi delle industrie tenute su da persone che vengono pagate (anche non poco) per servire ai tavoli? Il tutto spersonalizzando e indebolendo i legami sociali che ci sono alla base? Peggio la seconda.
È più snaturante monetizzare quello che una volta era una forma di partecipazione gratuita e spontanea piuttosto che rivendicare che qualsiasi forma di opera debba essere sempre e per forza pagata, anche se non si tratta di volontariato. Anche perché, lo sappiamo, non è così e non può esserlo. Non lo è mai stato.
Quello che conta è la linea di confine, il livello di accettabilità. E allora siamo chiari e non demagogici (anche a sinistra please): è più scandaloso che con la scusa della crisi i giovani vengano impiegati in lavori remunerativi e produttivi (pensiamo agli ingegneri…) a mille euro al mese fino a che sono utili, piuttosto che una persona scelga in qualsiasi campo di farsi un’esperienza formativa e arricchente, e di farlo gratuitamente. Se lo sceglie con consapevolezza e lo inserisce in un proprio percorso di crescita. Come ad esempio un festival di musica importante in cui incontri e conosci gente importante.
Il volontariato è una cosa, il lavoro un’altra, le scelte volontarie ancora altro e ancora di più. Fare esperienza è importante, ma ancora più importante è maturare, oltre alle professionalità, dei valori che solo le esperienze talvolta consentono appunto di maturare: autonomia, responsabilità, curiosità. Non insegnate ai ragazzi a rivendicare qualcosa che non c’è più, insegnate semmai loro ad esercitare sempre questi tre valori che valgono più di un lavoro nella vita.
Oggi non c’è bisogno di ideologia per capire il mondo; c’è piuttosto bisogno di pensiero, che è sempre più raro.
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