San Lorenzo, una comunità esemplare nel centro di Roma

di Simone Chiaramonte

Il quartiere della movida sregolata, il terreno di conquista dell’Università la Sapienza, l’amico immaginario di tanti frequentatori che, ribattezzandolo “San Lollo”, ne evidenziano la deriva modaiola. Nel viaggio alla scoperta dei beni comuni, e di chi con determinazione se ne prende cura, è d’obbligo sostare a San Lorenzo, ex quartiere popolare nel centro di Roma, per scoprire lati inediti ed assolutamente esemplari di una comunità che si sente protagonista del proprio destino.

In un’area periferica del quartiere, a ridosso della silenziosa via dei Galli, sorge un terreno del tutto abbandonato o quasi, dal momento che rifiuti di grandi e piccole dimensioni, costruzioni abusive, cespugli ricoprono l’intero ambiente, rendendolo impenetrabile. Un vero e proprio spreco di “verde” pubblico, risorsa di cui la zona tra l’altro non eccede: da qui l’idea della Cooperativa Oltre di trasformare il terreno in un giardino per la ricreazione di bambini e genitori. Ma è nel momento in cui i beni comuni tentano di essere tutelati che emergono gli interessi degli intramontabili profittatori.

Il proprietario di un bed & breakfast sito nelle vicinanze inizia infatti a rivendicare un diritto di acquisto sull’area, che vorrebbe far diventare un parcheggio per clienti. Ecco allora che alcuni cittadini di San Lorenzo e diverse associazioni si costituiscono parte civile e chiedono l’intervento del Terzo Municipio di Roma, il quale sostiene la causa dei residenti e si offre di coprire le spese legali. Un caso esemplare di applicazione della Costituzione, nella parte in cui i poteri pubblici sono chiamati a sostenere le iniziative per la tutela dei beni comuni, secondo il principio di sussidiarietà orizzontale.

L’interesse generale riesce quindi a trionfare sulle avidità dei singoli, anche grazie ad un’alleanza che si ripropone in tutte le fasi successive. I cittadini si occupano di ripulire l’area, piantare alberi e seminare il prato, la Provincia di Roma di costruire i vialetti, installare le panchine ed i giochi per i bambini. L’Associazione sportiva popolare costruisce un piccolo chiosco in cui, a prezzi simbolici, si vendono gelati e succhi di frutta per coprire in parte le spese di manutenzione. Infine l’idea di un orto condiviso, con i cui prodotti si organizzano cene collettive. Nel tempo il giardino di via dei Galli viene utilizzato anche per incontri pubblici, progetti di giardinaggio rivolti alle scuole locali e cineforum. A distanza di 4 anni dalle prime iniziative per il suo recupero, a riprova dell’importanza di pratiche condivise, il parco è un incantevole e consolidato punto di riferimento per le famiglie della zona.

A pochi metri dal giardino risultano evidenti altre tracce dell’impegno della cittadinanza. E’ il caso dell’ex Cinema Palazzo, che una società avrebbe voluto far diventare un casinò nel bel mezzo della città storica. La mobilitazione in massa di associazioni, cittadini ed istituzioni locali ha evitato questo scenario e, come avvenuto con il Teatro Valle di Roma, l’ex sala è diventato uno spazio autogestito al servizio della cultura e dello studio. E’ il caso poi della storica Vetreria Sciarra, il cui recupero e cambio di destinazione in Facoltà di Scienze Umanistiche sono stati sottoposti ad una progettazione concertata, per evitare scempi preventivati.

Quella di San Lorenzo è la storia di una popolazione partecipe e solidale, qualità ereditate da un passato tragico: tra pochi giorni, il 19 luglio, ricorrerà il 69° anniversario del bombardamento che colpì il quartiere nel 1943, causando la morte di circa 3mila abitanti, come ricordato anche in una canzone di De Gregori. Allora i cittadini si sostennero a vicenda per affrontare i lutti, la povertà e la ricostruzione. Oggi raccolgono la sfida dei tempi per contrastare ogni forma di bieco individualismo ribadendo, nonostante la trasformazione socio-economica della zona, di essere ancora una comunità vitale.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.