Sui vicini posso contare

di Simone Chiaramonte

Porte aperte a Milano, il vicinato è in festa. Il viaggio alla scoperta delle pratiche virtuose di cittadini e amministrazioni fa sosta questa volta nel capoluogo lombardo. Il 25 luglio si svolge in 5 punti della città la prima edizione della Festa dei vicini, un evento “per iniziare a ri-creare spazi di socialità effettivi ed efficaci. Per cercare di non lasciare nessuno da solo”.

L’iniziativa è promossa dall’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Milano e prevede il coinvolgimento di tantissimi attori: centri anziani, parrocchie, centri di aggregazione giovanile, associazioni, laboratori di quartiere. Il tutto sotto la supervisione dei “Cittadini fattivi”, comunità di cittadini a sostegno delle buone pratiche messe in atto dall’amministrazione. Il progetto nasce dall’esperienza positiva del “Piano antifreddo“, avviato dal Comune lo scorso inverno, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone mobilitatesi per offrire ai senzatetto una tazza di the caldo, un sacco a pelo o il trasporto in uno dei ricoveri allestiti nelle giornate più rigide dell’anno.

La pagina Facebook che riunisce i “Cittadini fattivi” è ancora poco frequentata, d’altronde sono spesso le minoranze a farsi carico dei problemi della collettività e a tentare di promuovere messaggi positivi. Una Festa del vicini, con una diversa declinazione, era stata già proposta a Roma nel 2007 ottenendo però una scarsa risonanza, nonostante l’impegno di alcuni condomini virtuosi (vedi video tratto da “L’Altrolato”, programma di Radio2 condotto da Federico Taddia).

Ma l’idea di riaprire i portoni di casa per relazionarsi con il proprio vicinato, abitudine consolidata nei paesi e nelle città di una volta, non può che risultare vincente. Dalla cura degli spazi in comune, e dalle relazioni sociali che si creano nel corso di queste attività, possono scaturire importanti benefici per la collettività in generale. Pensiamo ai piccoli contributi che molto pensionati – ma non solo- sarebbero disposti a dare, se coinvolti, all’interno dei propri condomini: dal babysitting al portierato, passando per le piccole opere di manutenzione, per cui le giovani generazioni sono solite ricorrere – a costi elevati- all’aiuto di tecnici. Fare compagnia ad un anziano, offrirgli aiuto nei compiti quotidiani e un passaggio ogni tanto tornerebbero ad essere attività spontanee.

Promozione della solidarietà intergenerazionale ma non solo. La cura dei beni relazionali arreca vantaggi inestimabili, spesso equivalenti a quelli prodotti dall’attività in sé: i rapporti tra vicini instaurati e alimentati attraverso la cura condivisa di un giardino, la verniciatura delle pareti di un edificio, l’organizzazione di feste in cortile o il semplice scambio di oggetti rappresentano infatti valide cure contro l’insicurezza e la solitudine percepiti spesso negli ambienti metropolitani. Costituiscono anche un valido antidoto contro le liti provocate spesso dall’assenza di momenti di interazione, indispensabili per la formazione di regole tacite di buon vicinato. A tutto vantaggio della qualità della vita, dello sviluppo della persona e dell’integrazione. Al contempo il consolidamento delle relazioni costituisce la premessa necessaria per la formazione di una massa critica per interventi di più ampia portata, come avviene nelle comunità co-housing. Da comproprietari virtuosi di parti in comune, in veste di condomini, a custodi di beni comuni, in qualità di cittadini attivi, in definitiva il passaggio è breve.

E’ importante perciò coltivare i beni relazionali sin dai primi anni di vita. Ne è convinta anche in questo caso l’amministrazione milanese, che da poco ha approvato una delibera in cui si consente ai bambini di giocare nei cortili condominiali, fatte salve alcune fasce orarie: i patti tra privati come i regolamenti condominiali dovranno adeguarsi, in caso contrario qualsiasi condomino potrà ricorrere al Tar.


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