Cultura

cheFare, la cultura che “rigenera”

di Giuseppe Frangi

Per i 40 progetti selezionati (su ben 600 arrivati) per la fase finale di cheFare2 è cominciata la grande volata, che durerà sino alle 18 del 13 marzo, quando le votazioni online verranno dichiarate chiuse. Il trend lascia intendere che i numeri dello scorso anno verranno ampiamente superati, visto che in pochi giorni ci sono progetti che hanno già superato l’asticella dei mille consensi. Lo scorso anno aveva vinto il bellissimo progetto Liberos, che quest’anno è tra i partner del concorso. Il vincitore verrà deciso da una giuria, tenendo ovviamente conto anche dei consensi raccolti. Un primo bilancio dell’edizione di quest’anno lo ha fatto Bertram Niessen domenica sul Sole 24ore. Si può leggere il suo intervento su doppiozero.

Il viaggio tra i progetti è emozionante, perché rende l’idea di quanto in Italia la cultura solleciti passioni, interessi, idee nuove. Alla metafora bolsa e abusata del “petrolio” bisogna davvero sostituire quella del “detonatore”. Quest’anno si scorge una parola che fa da dominante: è “rigenerazione”. C’è una quantità di progetti tra quelli in concorso che lavorano a rilanciare realtà e territorio, mettendo in squadra tanti soggetti diversi. Ma “rigenerazione” più che un obiettivo sembra sempre una filosofia di fondo: c’è la convinzione precisa che la cultura sia un approccio che rivela energie dormienti e che le sollecita a uscire dal guscio e a rischiare attorno ad un’idea. Non sono idee che uno non s’aspetta (com’era accaduto invece lo scorso anno con il progetto vincente, Liberos), ma sono idee capaci di ridestare passioni, di costruire cammini condivisi. Soprattutto di riaccendere un orgoglio rispetto al contesto in cui si vive. È una “riappropriazione” che però non va mai nella direzione di affermare la preminenza (e i diritti) di un gruppo culturalmente superiore al contesto, ma di incoraggiare un processo di “riappropriazione” diffusa di spazi e contesti.

Mi sono segnato il progetto interessante (che già ha raccolto molti voti online) del Farm cultural Park di Gela e Lampedusa; oppure Raccogliere Paesaggi, che ha come slogan “Par coii bsogna semnà / Chi semina raccoglie” (“Per raccogliere un paesaggio bisogna seminarlo”): in qeusto caso – e siamo Frassineto Po – la semina avviene con l’arte comntemporanea. A di Città invece è un modello di rigenerazione urbana per trasformare la città (siamo a Rosarno) in una casa-laboratorio dove progettare e realizzare un nuovo modo di vivere lo spazio pubblico. Il progetto Periferica invece lavora sulla rigenerazione dei quartieri periferici degradati di Mazara attraverso un festival che converte i vuoti urbani in spazi polifunzionali. Central Market, fa del Mercato Comunale del Giambellino (Milano) il luogo dove mettere in atto un processo concreto di rigenerazione della periferia, facendo leva su cultura e creatività come chiavi di volta.

Unico appunto: ad un primo sguardo sui progetti, si nota una mancanza di raccordo con mondi produttivi, caratteristica che invece era stata una delle carte vincenti del progetto Liberos, che aveva puntato anche su un’alleanza, con mutuo vantaggio, con gli editori. Staremo a vedere…

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