“Urta la sensibilità dei non cattolici”. Con questa motivazione una scuola elementare di Firenze ha deciso di non far andare i bambini delle terze alla mostra Bellezza divina a Palazzo Strozzi. La mostra, curata da un grande esperto come Carlo Sisi, propone un percorso nell’arte tra 800 e 900 per vedere come gli artisti si siano avvicinati ai soggetti sacri in una stagione in cui la committenza religiosa era diventata quasi del tutto marginale. Cioé in una stagione in cui liberamente gli artisti si sono cimentati su soggetti che in qualche modo hanno fatto la storia dell’arte. Non è una mostra sull’arte sacra, tanto meno sull’arte cattolica, vista che tra gli artisti ci sono Marc Chagall che è notoriamente ebreo; o ci sono Picasso e Renato Guttuso che furono notoriamente comunisti e non si sentirono “urtati” dal dipingere la Crocifissione. Per di più la mostra non è organizzata da un’istituzione legata alla chiesa, ma da Palazza Strozzi, che è una Fondazione assolutamente laica, come si può dedurre guardando il programma di mostre che sin’ora ha proposto.
Il vero tema è quindi l’incultura di chi si è reso protagonista di questo divieto “prudenziale”. L’incultura di persone a cui dovrebbe essere delegato il compito di dare cultura ai bambini. Non è problema di astio anticattolico, in verità un po’ obsoleto. Il problema è l’astio verso quello che è il “genio italiano”. Verso la sua natura. Come se questo “genio” che ha generato il più bel paese del mondo possa essere capito e assimilato senza passare attraverso immagini, forme ed esperienze che l’hanno plasmato. Che ne hanno plasmato le città, le strade, le case, le piazze. E anche i volti.
L’alternativa è bandire tutti i luoghi che “urtanti.” Di Firenze resterebbe in piedi ben poco.
Ecco alcune delle opere “urtanti”. In seguenza, Van Gogh, Chagall, Guttuso, Scipione…
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