A proposito di ‘genius loci’ , Gianni Brera era solito ricordare come Mediolanum , ancora mero sito di scambio mercantile , avesse avuto nell’età di mezzo un Vescovo che , essendo di nobili ascendenze longobarde pavesi , lesse come causa della crisi incipiente della Pavia sua Capitale l’essersi là cristallizzati , diventati conservativi e non ‘inclusivi’ gli assetti delle Corporazioni . Fu così che egli decise di abolire ogni tassazione a carico di chi arrivasse a Mediolanum essendo portatore di un ‘saper fare’/ competenza artigianale , in ogni campo premessa di sviluppo e cambiamento/innovazione . A quel Vescovo Brera affermava si dovesse l’identità di Milano , ancora viva e anche da me pienamente vissuta e goduta , di luogo del ‘saper fare’ e di aperto ed inclusivo ‘melting pot’. E’ ben evidente come siffatta identità sia potente fattore competitivo che ogni Sistema-Paese/’area vasta’ in assetti sovranazionali , nell’epoca della globalizzazione , dovrebbe consolidare e rafforzare alla luce della piena consapevolezza che l’unico sviluppo possibile è quello sostenibile , che necessita di essere sotteso da una diffusa e positivamente pervasiva ‘Knowledge Economy’ atta a valorizzare con efficienza gli ‘assets’ di cui un territorio sia dotato , dalle risorse naturali a quelle di derivazione antropogenica (dagli ‘ambienti costruiti’ ai beni/servizi generati fino al paesaggio).
D’altro canto , è purtroppo vero che non a tutte le generazioni , pur nate nei medesimi ‘loci’, toccano pari ed identiche opportunità: a me capitò , nella Milano/Italia tra il ’76 e l’84 , di poter crescere professionalmente assieme al ‘Progetto Finalizzato Energetica’ del CNR , uno di quei Progetti Finalizzati che nascevano da un confronto costante tra imprese e accademia e che si ponevano obiettivi innovativi anche nella modalità di comunicazione e diffusione/attuazione dei risultati . Furono analisi condotte nell’ambito di quei Progetti a certificare come in Italia vi fosse uno scarto temporale doppio , rispetto a realtà più avanzate , tra l’invenzione e l’attuazione della stessa .
Da quei Progetti nacquero leadership italiane , dalle rinnovabili alle biomasse , dalla pianificazione eco-energeticamente consapevole al disegno di recupero di aree marginali , che solo la protervia e l’ingordigia della politica di fine ’80-primi ’90 portarono a mortificare : è figlia di quei Progetti la normativa energetica che incentivava rinnovabili e uso razionale con i finanziamenti cosiddetti ‘CIP6’ , purtroppo poi subito malversati fino a diventare ‘droga illiberale’ (definizione datane dal Monti Commissario Europeo alla Concorrenza) per qualche inceneritore e pochi petrolieri .
Oggi invece i giovani si vedono proporre come ‘sviluppo’, da Passera , una massiccia trivellazione a terra e lungo le coste alla ricerca di idrocarburi (quasi non bastasse il bradisismo che affligge due insignificanti patrimoni dell’Umanità come Venezia e Ravenna), la strategia degli ‘Hub’( pompare gas russo nell’italico sottosuolo , tentare ‘riprese’ della scandalosa Malpensa…), ulteriori ipotesi infrastrutturali attrattive solo per il dominante ‘Duo Cemento/Tondino’(mentre si tenta di legiferare per fermare lo scempio quotidiano di 100 ettari di suolo italico , in un Paese che ha solo il 19% di aree di piano , già più che fortemente antropizzate e compromesse) .
Continuiamo peraltro a non valorizzare i finanziamenti comunitari : nonostante gli sforzi , Barca constata un aumento marginale nel loro utilizzo anche da parte di quei Dicasteri e di quelle Regioni che pure mantengono sontuose ‘Ambasciate’ a Bruxelles , ma non sanno scrivere e gestire progetti . Mentre Profumo tenta di creare ‘Clusters’ per l’innovazione muoiono Università e Centri di Ricerca privati e pubblici : tra le pochissime eccezioni , entusiasmante quel filone di ‘Chimica Verde’ che , soprattutto grazie alla Novamont di Catia Bastioli , tiene vive le radici della Montedison che fu (soprattutto grazie ad Umberto Colombo , non a caso Presidente di Novamont fino alla scomparsa) .
In questi mesi si sta consumando un altro delitto , in tema di innovazione , che cito come esempio della italiota dissennatezza : ne parlo avendo a mente le disperazione dei minatori sardi e le battaglie dei cittadini che da Porto Tolle a Brindisi fronteggiano il ‘carbone pulito’ di una ENEL la cui attuale gestione fa tanto rimpiangere quella degli anni ’70 e ’80 .
Una decina di anni fa , un imprenditore bolognese scommise su di un’idea di ricercatori felsinei , accademici ed industriali , in materia di innovazione dei processi di combustione : disegnare un reattore al cui interno non si registrasse , in nessun punto , alcun gradiente di temperatura , al fine di mirare ad ‘Emissioni zero’ , fatta salva , in proporzione stechiometrica rispetto all’Ossigeno insufflato , l’anidride carbonica pura che potrebbe poi essere usata tal quale a scopi industriali . Lungo il travagliato e costoso percorso da invenzione a industrializzazione dell’innovazione , l’idea della ‘ossicombustione senza fiamma’ venne validata sul piano processistico da ENEA , poi dalle Agenzie ambientali e dal CNR-Napoli sul piano emissivo ed infine dal MIT ( che ne riconosceva – come riportato dal ‘Corriere della Sera’- in almeno 10 anni il vantaggio competitivo rispetto a gruppi tedeschi , statunitensi e giapponesi impegnati su quella frontiera) : l’impianto dimostrativo venne realizzato in Puglia , mentre il primo a scala reale andava a servire la maggiore area industriale di Singapore .
L’impianto pugliese ha dimostrato di poter bruciare efficientemente (anche dal punto di vista dei costi) e con tendenziale ‘impatto zero’ matrici complesse , dalle terre contaminate ai reflui conciari , fino al peggior carbone sul mercato : al riguardo , ENEL arrivò qualche anno fa a farne progettare un modulo da 50 MW per Brindisi Sud e , nei mesi scorsi , a sperimentare con successo tecnico , ambientale ed economico la ossicombustione di quel materiale , difficile da definire ‘carbone’ , che esce dalle miniere del Sulcis (ero tra quelli , dello staff di Colombo in ENEA , che ne tentarono la bio-lisciviazione per eliminare Zolfo, sulla scorta della esortazione pervenuta da Enrico Berlinguer). Bene , l’azienda che detiene la tecnologia sta attraversando un momento complesso , perché ENEL non diede alcun seguito al progetto Brindisi , provando a far passare per ‘carbone pulito’ una generica copertura dei carbonili (peraltro dovuta , solo per buon senso) e oggi si defila dal tema sardo : nel primo caso la rinuncia fu motivata con la priorità da attribuirsi al nucleare , mentre il Sulcis sconta ora , probabilmente , l’enorme indebitamento di ENEL , anche se Conti comunica che intende investire 600 milioni in innovazione e la Regione Sardegna , in questi giorni di ‘spending review’, eroga quasi 2 milioni alle feste di paese .
Come del tutto prevedibile , se l’innovazione è vera e funziona , il compratore prima o poi arriva : la sede americana dell’Ist. per il Commercio Estero ha così informato qualche settimana fa che una grande compagnia statunitense sta chiudendo la trattativa per acquisire il frutto dell’italico ingegno e che ha già indicato i siti per le prime installazioni nell’America di Obama che, sul versante della autonomia energetica, sta giocando la propria leadership .
Da noi, si sta cercando di salvare con la Cassa Depositi e Prestiti (soldi nostri) ‘multiutilities’ decotte e di eludere procedure d’infrazione UE per continuare a distribuire incentivi ad inceneritori obsoleti, mentre l’ambiente langue … E così vorremmo ‘Fermare il declino’?
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